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La Nasa aumenterà il numero di società private chiamate a fornire servizi alla Stazione spaziale internazionale, aumentando anche il valore potenziale della commessa. Hanno nuovamente vinto un contratto Orbital ATK per sviluppare il suo Cygnus e SpaceX per il suo Dragon, ma anche Sierra Nevada, che così potrà proseguire lo sviluppo del suo Dream Chaser, una navicella cargo che a prima vista può ricordare il “vecchio” Space Shuttle ormai andato in pensione. In tutto le tre società si spartiranno tra il 2019 e il 2024 fino a 14 miliardi di dollari.

 

 

Mentre sia il Cygnus sia il Dragon sono capsule cargo (del Dragon è anche prevista una versione per trasportare un equipaggio umano) che come l’Orion in fase di sviluppo da parte della stessa Nasa e il Cst-100 della Boeing sono prive di ali, il Dream Chaser ha le ali, ma quelle di questo mini-shuttle riutilizzabile hanno le estremità piegate verso l’alto.

 

 

Il curioso design è di derivazione russa, per la precisione dalla serie di spazio plani sovietici BOR, a loro volta derivati dal progetto di spazio plano orbitale MiG-105, pensato nel 1965 come risposta sovietica al progetto militare statunitense X-20 Dyna Soar. Il BOR-1 fu testato per la prima volta nel 1969, per arrivare poi ai primi voli orbitali del BOR-4 nel 1980. Per quanto poi i sovietici abbiano preferito abbandonare lo sviluppo del BOR a favore del Buran (Il Buran non è andato del tutto perduto), che sembra poter ora avere un erede (Lo Space Shuttle sovietico Buran avrà un erede), un lancio del BOR-4 avvenuto nel giugno 1982 attirò l’attenzione dei servizi segreti australiani e americani.

 

 

Dopo l’esplosione del Challenger nel 1986 la Nasa iniziò a pensare ad un veicolo d’emergenza più semplice degli Space Shuttle in grado di far rientrare in sicurezza sino a 10 astronauti da quella che all’epoca doveva essere la futura Space Station Freedom. Il veicolo avrebbe dovuto chiamarsi HL-20 ma quando nel 1991 Stati Uniti, Russia e altri paesi decisero di dar vita alla Stazione Spaziale Internazionale, lo sviluppo del HL-20 si interruppe, essendosi deciso che il veicolo per il rientro d’emergenza sarebbe stato una capsula Soyuz.

 

 

Tutto rimase congelato finché una decina d’anni fa una società privata, la SpaceDev (poi acquisita da Sierra Nevada) annunciò che avrebbe ripreso lo sviluppo del HL-20 per realizzare un veicolo in grado di trasportare materiali ed equipaggio umano verso e dalla Stazione Spaziale Internazionale. Non essendo riuscita a vincere la commessa per il veicolo da trasporto per equipaggi umani (vinta da Boeing e SpaceX), in molti pensavano che il Dream Chaser sarebbe finito su un binario morto.

 

 

Invece Sierra Nevada ha modificato l’allestimento del suo spazioplano, rimuovendo i sei seggiolini per astronauti e una parte dei sistemi di supporto vitale, così da dare vita a un cargo pressurizzato o non pressurizzato da 5.500 kg. Così una parte almeno del programma spaziale americano dipenderà da un progetto sovietico di cinquant’anni prima: quando si dice gli scherzi della storia.

Fonte: http://www.fanwave.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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