Secondo un interessante articolo firmato da Philip Metzger (vedi il link più sotto), fisico planetario, l’estrazione di minerali dagli asteroidi, sebbene possa apparire ancora qualcosa di fantascientifico e che si è visto solo qualche volta al cinema, è un’attività che dovrebbe/potrebbe iniziare al più presto. In realtà, già oggi ci sono aziende e governi che stanno pensando seriamente alla cosa anche perché, diversamente da quanto si possa pensare, creare strutture che possano estrarre minerali dagli asteroidi non risulta un’operazione tanto lontana dal livello attuale delle nostre tecnologie.

Il fisico ci rammenta inoltre qualcosa che non dovremmo dimenticare: molto spesso, quando si parla di estrazione minerale dagli asteroidi, si citano elementi rari che, una volta portati sulla Terra, potrebbero valere miliardi di dollari facendo arricchire aziende o chiunque coinvolto nell’estrazione. In realtà si dimentica che una volta che si porta un certo quantitativo di minerale raro sulla Terra, quest’ultimo diventa meno raro e dunque molto meno costoso. E, se si arrivasse al punto di portare piccole quantità sulla terra proprio per mantenere alti i prezzi (un po’ come avviene con i diamanti), come potrebbero queste aziende spaziali competere con quelle aziende che lavorano sulla Terra e che estraggono già oggi questo materiale?

Secondo il fisico, i materiali rari come ad esempio il platino, non saranno il vero obiettivo di queste estrazioni. Ciò che davvero varrà la pena di estrarre sarà l’acqua. Questo liquido, ben abbondante sulla Terra, rappresenta uno degli ingredienti principali dei carburanti che fanno viaggiare razzi e navicelle. Sfortuna vuole che, volta che ci si trova nello spazio, questo liquido non possa essere più estratto dalle abbondanti fonti terrestri. È proprio qui che entrano in gioco gli asteroidi: l’acqua può essere in maniera relativamente facile estratta dai minerali argillosi di una classe di asteroidi denominati “carboniosi” o “di tipo C”. Tramite banali processi di elettrolisi, si può estrarre idrogeno e ossigeno dall’acqua per produrre poi i propellenti per razzi e navicelle. Questi metodi potrebbero poi avviare una catena virtuosa di fornitura di carburante e in generale una rete di trasporto completamente al di fuori della Terra, con notevoli vantaggi.

 

Fonte e link: http://notiziescientifiche.it