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Una compagnia statunitense mette in vendita kit fai-da-te per assemblare microsatelliti e spedirli in orbita. Il prezzo, lancio compreso, è di 8 mila dollari. È l'inizio di una nuova corsa allo spazio per (quasi) tutti?
di Daniela Cipolloni

 

Un TubeSat della Interorbital System consegna un carico alla Stazione Spaziale Internazionale.



Se avete sempre sognato di mandare in orbita un satellite per eseguire un esperimento scientifico, come fanno le vere agenzie spaziali, ora è giunto il vostro momento. Non siete ingegneri aerospaziali e neppure miliardari? Non ha importanza. Una compagnia statunitense, Interorbital System con sede in California, mette in vendita kit fai-da-te a prezzi stracciati per costruire microsatelliti con le proprie mani.  È molto semplice diventare “capitani” di una sonda amatoriale: basta fare l’ordine on-line e dopo qualche giorno si riceve il kit a casa con tutte le istruzioni. Si assembla la sonda, si aggiunge l’esperimento e si rispedisce il pacco alla società. Questa provvederà a posizionare il satellite su un razzo e spedirlo in orbita. Il tutto per la modica cifra di 8 mila dollari, lancio compreso.

 



Il satellite fatto in casa si chiama TubeSat, è un modulo cilindrico alimentato a celle solari e attrezzato di batterie, antenna, ricetrasmettitore, un microcomputer e varie componenti elettroniche. Può trasportare piccoli oggetti, come payload di 250 grammi (grandi quanto un cellulare), e ha un’autonomia di vita nello spazio di due mesi, dopo di che rientra in atmosfera e si disintegra, non contribuendo così all’accumulo di detriti spaziali.

 



La compagnia sta testando i lanci dei microsatelliti in orbita bassa, a 310 chilometri di altezza con il vettore  Neptune 30 dallo spazioporto dell’isola di Tonga, nell’Oceano Pacifico. Se tutto andrà come previsto, i lanci dei satelliti, 10-12 alla volta, inizieranno entro il primo trimestre del prossimo anno. Al di là della trovata commerciale di promuovere microsatelliti low-cost, l’iniziativa potrebbe aprire l’accesso allo spazio, tipicamente elitario e inaccessibile ai più, e metterlo alla portata di tutti (o quasi). Studenti, sognatori, appassionati potranno cimentarsi con la costruzione di sonde artigianali con cui fare esperimenti di vario genere. Una fantasia nata sin dalle prime missioni spaziali (si ricorda il film “Cielo d’Ottobre”, tratto da una storia vera, in cui il protagonista è un ragazzo di 17 anni che resta così impressionato dal lancio dello Sputnik da decidere di costruire un razzo con le proprie mani). Una fantasia che ora diventa realtà.

 



Per esempio, con TubeSat, è possibile monitorare la Terra dall’alto, fare misurazioni del campo magnetico o ambientali, testare componenti hardware e software, seguire le traiettorie degli animali migratori, fare esperimenti di biologia, ma anche cose più bizzare come pubblicità o funerali spaziali. In tempo di crisi, non è da escludere che iniziative del genere diventino un supporto privato a basso costo per le vere missioni spaziali. Per il momento sono soprattutto un gioco per ispirare scienziati in erba a pensare in grande.

Fonte: https://www.media.inaf.it

 

 

 

 

 

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