La sonda Zond 2.

 

Zond (in russo Зонд; significa sonda) è il nome che venne dato a 2 serie di missioni spaziali sovietiche senza equipaggio effettuate dal 1964 al 1970 per raccogliere informazioni sui pianeti più vicini, sulla Luna e per testare questo tipo di sonde. Le sonde erano una variante delle navette con equipaggio Soyuz, che consisteva nel modulo di servizio e in quello di discesa però senza il modulo orbitale.

Missioni basate sulla sonda planetaria 3MV.
Le prime tre missioni erano basate su il modello della sonda planetaria 3MV e avevano come scopo l'esplorazione di Venere e Marte. Dopo due fallimenti, la Zond 3 venne inviata in una missione di test, fotografando il lato nascosto della Luna (fu la seconda sonda spaziale a farlo) e continuando poi la sua missione in orbita attorno a Marte.

Missioni attorno alla Luna.
Le missioni dalla 4 alla 8 erano test di volo per voli con equipaggio attorno alla Luna. Venne utilizzata la navetta Soyuz 7K-L1 (nota come L1) e le sonde vennero lanciate con un razzo Proton il quale aveva appena l'energia necessaria per mandare le Zond in una traiettoria di ritorno circumnavigando la Luna senza entrare in orbita lunare (lo stesso percorso fatto dall'Apollo 13 nel suo aborto d'emergenza). Le missioni potevano trasportare 1 o 2 astronauti. C'erano seri problemi di affidabilità sia con il nuovo razzo Proton che con la nuova Soyuz, ma i voli di prova continuarono anche se con alcuni guasti tecnici. Il volo senza equipaggio della Zond 5 attorno alla Luna nel settembre del 1968 fu una delle ragioni che spinsero la NASA ad inviare l'Apollo 8 in una rischiosa missione in orbita lunare già alla fine del dicembre 1968: la CIA aveva infatti avvisato l'ente spaziale statunitense che i russi stavano progettando un volo con equipaggio e la NASA non voleva far passare i voli americani in secondo piano. Effettivamente i russi avrebbero potuto attuare il primo volo attorno alla Luna tra il 1968 e il 1969. Tuttavia, quattro di questi cinque voli Zond soffrirono di malfunzionamenti che avrebbero avuto gravi conseguenze, financo letali, per l'eventuale equipaggio. La strumentazione di volo di queste missioni raccolse dati sui flussi di micrometeore, sui raggi cosmici e solari, sui campi magnetici, sulle emissioni radio e sul vento solare. Vennero messi in orbita anche i carichi utili biologici e si scattarono diverse fotografie.

 

La sonda Zond 3.




Missioni basate sulla sonda planetaria 3MV.
    Zond 1
        Lanciata il 2 aprile 1964
        Perde le comunicazioni il 14 maggio 1964
        Flyby con Venere il 14 luglio 1964

    Zond 1964A
        Lanciata il 4 giugno 1964
        Lancio fallito
        Previsto flyby lunare per testare la sonda per le future missioni su Marte

    Zond 2
        Lanciata il 30 novembre 1964
        Perde le comunicazioni nel maggio 1965
        Flyby di Marte il 6 agosto 1965

    Zond 3
        Lanciata il 18 luglio 1965
        Flyby della Luna il 20 luglio 1965

    Zond 1967A
        Lanciata il 28 settembre 1967
        Va fuori rotta 60 secondi dopo il lancio. La capsula viene espulsa.
        Previsto un flyby con la Luna

 



Missioni di test con Soyuz 7K-L1
    Zond 4
        Lanciata il 2 marzo 1968

    Zond 1968A
        Lanciata il 23 aprile 1968
        Il secondo stadio fallisce 260 secondi dopo il lancio
        Previsto un flyby con la Luna

    Zond 5
        Lanciata il 15 settembre 1968
        Volo attorno alla Luna il 18 settembre 1968
        Ritorno a Terra il 21 settembre 1968

    Zond 6
        Lanciata il 10 novembre 1968
        Volo attorno alla Luna il 14 novembre 1968
        Ritorno a Terra il 17 novembre 1968

    Zond L1S-1
        Lanciata il 21 febbraio 1969
        Fallisce il primo stadio. Il sistema di salvataggio della capsula si attiva 70 secondi dopo il lancio. La capsula viene recuperata.
        Previsti test dell'orbiter lunare e del razzo N1

    Zond L1S-2
        Lanciata il 3 luglio 1969
        Fallito il primo stadio. La capsula viene recuperata.
        Previsti test dell'orbiter lunare e del razzo N1

    Zond 7
        Lanciata il 7 agosto 1969
        Flyby con la Luna l'11 agosto 1969
        Ritorno a Terra il 14 agosto 1969

    Zond 8
        Lanciata il 20 ottobre 1970
        Flyby con la Luna il 24 ottobre 1970
        Ritorno a Terra il 27 ottobre 1970

    Zond 9
        Pianificata ma cancellata

    Zond 10
        Pianificata ma cancellata

Fonte: https://it.wikipedia.org





Zond 1 è una sonda sovietica appartenente al programma Zond lanciata verso Venere il 2 aprile 1964 alle 02:52:00 UTC dal Cosmodromo di Baikonur. Fu la seconda sonda sovietica a raggiungere Venere con successo.

La sonda
La Zond 1 era costituita da una sonda madre e da una capsula per l'atterraggio. La sonda principale aveva a bordo un magnetometro, un sensore per le micrometeore, sensori per i raggi cosmici, uno spettrometro per analizzare la riga Lyman-alfa dell'idrogeno atomico e sensori per gli ioni. La capsula per l'atterraggio era un'unità sferica di 90 cm, progettata per atterrare nel lato notturno di Venere. Essa conteneva esperimenti per analizzare l'atmosfera, effettuare misurazioni gamma della superficie rocciosa, sensori per temperatura, densità e pressione, analizzatori per le caratteristiche chimiche e di conducibilità dei gas, un fotometro e un sensore per il movimento e le oscillazioni nel caso che la sonda fosse atterrata in un ambiente liquido. La massa in orbita della sonda senza carburante era di 890 kg.

La missione.
Poco dopo il lancio la sonda cominciò a perdere pressione nel modulo orbitale. Dalla leggera spinta causata dalla fuga di gas, e dal successivo movimento della sonda, si riuscì a determinare che la perdita proveniva da una regione della finestra dei sensori di navigazione che doveva essersi rotta. I sistemi nel modulo orbitale avrebbero potuto funzionare nel vuoto completo, ma un comando inopportuno dato dai sistemi di controllo a terra fece attivare i sistemi radio mentre c'era ancora un'atmosfera rarefatta nello scompartimento e l'effetto corona danneggiò l'elettronica. Le comunicazioni vennero in seguito effettuate utilizzando la trasmittente situata all'interno del modulo di discesa. La telemetria venne ricevuta dal 2 aprile al 16 maggio. Due correzioni di rotta vennero eseguite il 14 maggio a una distanza di 13 milioni di km, ma il tentativo di apportare una correzione finale il 30 maggio non ebbe successo e si perse il contatto con la sonda. Qualcuno suppose che la Zond 1 avrebbe potuto essersi schiantata su Venere, ma gli esperti sovietici ritengono che la sonda mancò il pianeta di 100.000 km.

Fonte: https://it.wikipedia.org





La Zond 2 è una sonda appartenente al programma Zond. Fu la quinta sonda sovietica a tentare un flyby di Marte. Non sono mai state pubblicate fotografie o illustrazioni della sonda.

La sonda.
La sonda era costituita da due compartimenti pressurizzati che avevano una lunghezza complessiva di 3,6 m. Il più largo dei due era il modulo orbitale ed era un cilindro lungo 1,1 m, mentre l'altro era il Compartimento Planetario. La Zond 2 aveva a bordo un'antenna ad alto guadagno di 2 m, antenne a basso guadagno, un magnetometro, due spettrometri ultravioletti, sensori per le micrometeore e una fotocamera dello stesso tipo di quella che verrà utilizzata sulla Zond 3 per fotografare la Luna. Come sulla Mars 1, uno spettrometro infrarosso venne installato per cercare segni di metano su Marte. La sonda era alimentata da due pannelli solari. La Zond 2 trasportava anche 6 propulsori a impulsi di plasma (in inglese PPT – Pulsed Plasma Thruster), che vennero usati per orientare la sonda. Furono i primi propulsori di questo tipo ad essere utilizzati su una sonda e i loro sistemi vennero testati in 70 minuti. La massa in orbita senza propellente era di 890 kg.

La missione.
La sonda venne lanciata il 30 novembre 1964 alle 13:12:00 UTC. Come nelle precedenti missioni, la sonda comunicava con la Terra per alcune ore ogni 2 giorni per conservare l'energia. La prima comunicazione si ebbe il 1º dicembre e segnalò che l'energia della sonda era dimezzata rispetto ai valori normali; questo probabilmente era dovuto alla perdita di uno dei due pannelli solari. A causa di questo problema molti esperimenti previsti durante il volo verso Marte vennero accorciati. Durante alcune manovre nei primi di maggio del 1965 si persero le comunicazioni con la sonda. Secondo i calcoli la sonda sorvolò Marte il 6 agosto 1965 a una velocità relativa di 5,62 km/s a 1500 km di distanza dal pianeta. Rimane un po' un mistero il reale contenuto del Compartimento Planetario. È stato infatti supposto che la sonda trasportasse con sé anche un semplice lander in grado di atterrare sul suolo marziano. Queste supposizioni derivano dal fatto che la traiettoria seguita dalla sonda non è quella che minimizza l'utilizzo di carburante, bensì una traiettoria che fa consumare energia ma che allo stesso tempo diminuisce la velocità relativa tra sonda e pianeta. Anche fonti scritte rilasciate da alcuni russi che trattano i primi anni dell'esplorazione spaziale sovietica parlano di progetti di moduli di discesa e di una sonda alla quale venne tolto un esperimento, che sarebbe servito a rilevare l'esistenza della vita su Marte, poiché con esso a bordo la sonda sarebbe pesata troppo.

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La Zond 3 è una sonda appartenente al programma Zond che aveva come obiettivo un flyby con la Luna. Fu la prima missione Zond che ebbe un completo successo e raccolse molte fotografie, stupende per l'epoca. Si credeva che la sonda venne inizialmente disegnata come una compagna della Zond 2 per essere lanciata verso Marte durante la finestra di lancio del 1964. L'opportunità di lancio venne mancata e la sonda venne lanciata come test in una traiettoria verso Marte, anche se il pianeta non era più raggiungibile.

La sonda.
Il design era simile a quello della Zond 2. Essa trasportava un magnetometro, spettrografi infrarossi e ultravioletti, sensori per le radiazioni e per le micrometeoriti e un radiotelescopio. La sonda aveva a bordo anche un motore a ioni sperimentale.

La missione.
La navetta, una Mars 3MV-4A, venne lanciata il 18 luglio 1965 da un Tyazheliy Sputnik in orbita attorno alla Terra verso la Luna e lo spazio interplanetario. La sonda era equipaggiata con una fotocamera e un sistema TV che ha provveduto a filmare in modo automatico il volo. Il 20 luglio si effettuò il flyby con la Luna, 33 ore dopo il lancio, a una distanza minima di 9200 km. Vennero scattate 29 fotografie del lato oscuro della Luna da una distanza compresa tra 11.570 e 9960 km per un periodo di 68 minuti. Le prime due erano probabilmente degli scatti di prova e non vennero mai pubblicate, ottava, nona e decima immagine contenevano lo spettro ultravioletto e l'immagine 25 non venne mai ricevuta. Nel complesso si ottennero 25 foto con un'alta qualità che ricoprivano un'area della superficie lunare di 19.000.000 km². Dopo il flyby con la Luna, la Zond 3 continuò l'esplorazione dello spazio in un'orbita eliocentrica.

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La missione Zond 1967A (in russo Зонд 1967А), conosciuta anche come Soyuz 7K-L1 No.4L (in russo Союз 7К-Л1 №4Л), fu una missione spaziale del programma spaziale sovietico, che aveva l'obiettivo di compiere il primo sorvolo ravvicinato della Luna. Questa missione comprendeva il veicolo Sojuz 7K-L1, anche conosciuto come "Zond", e l'apposito lanciatore per le Sojuz 7K-L1, il Proton 7K-L1. Il veicolo Sojuz per questa missione era il terzo esemplare lanciato, dopo i precedenti delle missioni Cosmos 146 e Cosmos 154, ma solo il primo ad avere come obiettivo il sorvolo ravvicinato della Luna, in quanto le due missioni precedenti avevano lo scopo di testare la funzionalità del quarto stadio del Proton, il Blok-D, che serviva a portare la Sojuz in un'orbita trans-lunare. Le prime due missioni per testare lo stadio vennero immesse in orbite ellittiche rimanendo lontane dalla Luna e per poi rientrare in atmosfera, mentre questa missione mirava a compiere un sorvolo ravvicinato della Luna per poi rientrare in atmosfera. La missione venne lanciata il 27 settembre del 1967 alle ore 22:11 UTC, ma poco dopo un minuto dal lancio, a T+67 secondi, un motore del primo stadio si spense per un malfunzionamento e venne inviato dal controllo missione il comando di spegnimento dei motori restanti, facendo precipitare al suolo il lanciatore a circa 50 km ad est del cosmodromo.

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La Zond 4 è una sonda sovietica del programma Zond. Lo scopo della missione era quello di esplorare lo spazio attorno alla Terra e testare i nuovi sistemi di volo e l'equipaggiamento. La sonda, che fu la prima tra le Zond che avrebbe potuto teoricamente trasportare un equipaggio, era un test senza equipaggio e aveva lo scopo di pianificare future missioni con persone a bordo.

La sonda.
La sonda, una 7K-11, comprendeva un modulo di propulsione, un modulo di servizio e un modulo di rientro. Progettata per un equipaggio di due astronauti, era simile alla successiva Zond 5: una capsula cilindrica lunga approssimativamente 4,5 metri e avente un diametro di 2,2-2,72 metri, con due pannelli solari attaccati sui lati opposti della sonda, che misurava complessivamente circa 9 metri. La massa in orbita era di 5375 kg.

La missione.
La Zond 4 venne lanciata il 2 marzo 1968 alle 18:29:23 UTC. La sonda venne immessa in un'orbita di parcheggio attorno alla Terra su un Tyazheliy Sputnik attraverso un razzo Proton e venne poi spedita a 300.000 km di distanza, in una traiettoria lontana dalla Luna. Probabilmente questa traiettoria era involontaria ma alcuni hanno supposto che possa essere stata scelta per evitare complicazioni dovute alla presenza della gravità lunare, oppure che non si riuscì ad inviare la sonda verso la Luna a causa di un guasto al sistema di controllo. Sulla Terra, gli astronauti Popovyč e Sevast'janov comunicarono da un bunker isolato con il Centro di Controllo di Evpatorija in Ucraina attraverso un ritrasmettitore a bordo della sonda per simulare le comunicazioni tra gli astronauti nello spazio e i controllori a Terra. Il rientro a Terra era previsto con uno skip reentry, ma sembra che la capsula di rientro fallì nel separarsi dal modulo di servizio e l'angolo dell'inserimento nell'atmosfera divenne troppo inclinato. La sonda entrò ad un'alta velocità sopra l'Africa occidentale. I controllori a terra azionarono il meccanismo di autodistruzione sopra il Golfo di Guinea ad un'altitudine di 10 km.

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La Zond 5 è una sonda sovietica del programma Zond. Doveva precedere le future missioni umane con equipaggio e fu la prima missione sovietica che dopo un flyby con la Luna ritornò sulla Terra con successo.

La sonda.
La sonda includeva un carico biologico composto da tartarughe, mosche, vermi della farina, piante, semi, batteri e altre creature viventi. Inoltre, secondo l'Accademia Russa delle Scienze, sul sedile del pilota c'era un manichino alto 175 cm del peso di 70 kg contenente rilevatori di radiazioni. La massa asciutta in orbita era di 5375 kg.

La missione.
La sonda venne lanciata il 14 settembre 1968 da un Tyazheliy Sputnik. Durante il viaggio verso la Luna ci fu un guasto e per guidare la sonda vennero utilizzati i sensori di riserva. Il 18 settembre 1968 la sonda volò attorno alla Luna, spingendosi fino a una distanza minima di 1950 km. Vennero scattate fotografie della Terra di alta qualità da una distanza di 90.000 km. Il 21 settembre 1968 la capsula di rientro entrò nell'atmosfera terrestre, aprendo i paracadute a 7 km di altezza. A causa di un guasto ad un sensore di controllo si rese impossibile l'ingresso guidato previsto. La capsula finì nell'area di riserva nell'Oceano Indiano a 32,63°S, 65,55°E e venne recuperata con successo assieme al carico biologico. Venne poi annunciato che le tartarughe avevano perso circa il 10% della loro massa corporea ma erano rimaste attive e non dimostravano meno appetito.

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La Zond 6 è una sonda sovietica del programma Zond. La missione prevedeva un flyby con la Luna e doveva precedere le missioni con equipaggio attorno alla Luna, che i sovietici speravano di poter attuare nel dicembre 1968, prima della missione americana Apollo 8.

La sonda.
La Zond 6 aveva a bordo sensori per i raggi cosmici e per le micrometeoriti, strumentazione fotografica, un carico scientifico e alcuni esemplari biologici. La massa in orbita senza carburante era di 5375 kg.

La missione.
La Zond 6 venne lanciata con un Proton 8K82K il 10 novembre 1968 alle 19:11:31 UTC e sorvolò la Luna il 14 novembre a una distanza minima di 2429 km. Le fotografie del lato visibile e di quello oscuro della Luna vennero ottenute con una pellicola pancromatica. Ciascuna foto era grande da 127 a 177,8 mm, Alcune di queste viste permisero di ottenere delle immagini stereo. Le foto vennero scattate da distanze comprese approssimativamente tra 11.000 e 3.300 km. Il rientro controllato della Zond 6 avvenne il 17 novembre e la sonda atterrò in una regione predeterminata dell'Unione Sovietica. La sonda utilizzò una tecnica di rientro atmosferico relativamente poco comune, chiamata skip reentry (letteralmente “rientro a balzi”) per diminuire la sua velocità nel ritorno a Terra. Alcune ore prima del rientro, una guarnizione di gomma difettosa ha fatto depressurizzare la cabina, uccidendo tutti gli esemplari del carico biologico. Il paracadute della Zond 6 venne anche aperto troppo presto e la sonda si schiantò sul suolo sovietico. Solo un negativo venne ritrovato dal contenitore della fotocamera ottenendo una piccola vittoria sugli americani. Per ragioni propagandistiche, i sovietici dichiararono la missione un completo successo, ma non furono in grado di iniziare una missione con equipaggio diretta verso la Luna prima dell'Apollo 8. Una Commissione di Stato investigò sullo schianto determinando che fu l'effetto corona che causò l'apertura prematura del paracadute: se la capsula fosse stata completamente depressurizzata in un vuoto completo, l'incidente non sarebbe mai accaduto. Si suppone che la Zond 6 fotografò la Luna sia a colori che in bianco e nero, in un'area grande tra gli 8000 e i 2600 km, quindi ritornò a Terra, atterrò a Tyuratam a soli 16 km di distanza dal punto di lancio.

Fonte: https://it.wikipedia.org





La Zond 7 è una sonda sovietica del Programma Zond. La missione prevedeva lo studio della Luna e dello spazio ad essa circostante, ottenere fotografie a colori della Terra e della Luna da varie distanze e testare i sistemi della sonda. La massa asciutta in orbita era di 5979 kg.

La missione.
La sonda venne lanciata il 7 agosto 1969 alle 23:48:06 UTC dal Cosmodromo di Baikonur attraverso un razzo Proton. La Zond 7 fotografò la Terra il 9 agosto ed effettuò due sessioni fotografiche alla Luna l'11 agosto da una distanza di 1984,6 km. Scattò 35 fotografie su una pellicola pancromatica. Sulla sonda c'era anche un manichino usato per studiare gli effetti delle radiazioni cosmiche sull'organismo umano, che fu usato l'anno successivo anche sul satellite artificiale Cosmos 368. La Zond 7 rientrò nell'atmosfera terrestre il 14 agosto 1969 attraverso uno skip reentry nella regione prestabilita, a sud di Qostanaj, in Kazakistan.

Fonte: https://it.wikipedia.org





La Zond 8 è una sonda sovietica del Programma Zond. I suoi obiettivi consistevano nello studio della Luna e dello spazio circostante e nel testare i sistemi di bordo.

La missione.
La sonda venne lanciata il 20 ottobre 1970 alle 19:55:39 UTC dal Cosmodromo di Baikonur attraverso un razzo Proton e venne inviata verso la Luna con un Tyazheliy Sputnik. Il 21 ottobre ottenne delle fotografie della Terra da una distanza di 64.480 km e trasmise immagini del volo per tre giorni. La sonda sorvolò la Luna il 24 ottobre a una distanza di 1110,4 km e ottenne fotografie su pellicola sia a colori che in bianco e nero della superficie lunare ottenendo anche misurazioni scientifiche durante il volo. In totale si ottennero 20 fotografie dell'intera Luna e 78 della sua superficie (17 delle quali mostravano la Terra sopra l'orizzonte lunare). La Zond 8 rientrò nell'atmosfera terrestre finendo nell'Oceano Indiano il 27 ottobre.

Fonte: https://it.wikipedia.org






Non tutte le cospirazioni hanno intenti ostili: è il caso, per esempio, della burla organizzata in gran segreto dai russi ai danni degli americani nel 1968. La sonda Zond 5, lanciata dall’Unione Sovietica il 14 settembre 1968, è diretta verso la Luna. Formalmente si tratta di una sonda spaziale, ma è a tutti gli effetti un veicolo Soyuz, di quelli normalmente usati dai sovietici per portare un equipaggio, modificato per il volo teleguidato. Per questo volo sperimentale intorno alla Luna l’equipaggio è sostituito da alcuni animali (tartarughe, mosche, vermi e altro) e da un manichino contenente sensori per le radiazioni. Di fatto è una prova generale di un volo circumlunare con equipaggio. Gli americani sono al corrente delle dimensioni della “sonda” e sanno che potrebbe contenere un equipaggio, che diventerebbe il primo della storia a volare intorno alla Luna (la prima missione americana circumlunare, Apollo 8, deve ancora avvenire e avrà luogo a dicembre del 1968), ma i sovietici mantengono il tradizionale segreto sui dettagli della missione. Durante questo volo viene perpetrato uno scherzo agli americani: prima del lancio, ai tecnici che stavano preparando la Zond 5 è stato chiesto di collegare con un cavo il ricevitore radio del veicolo al suo trasmettitore. Quando la sonda sta volando intorno alla Luna, il 18 settembre 1968, raggiungendo una distanza minima di 1950 chilometri, il cosmonauta Pavel Popovich trasmette da Terra verso la Zond 5 un annuncio a voce: “Il volo procede regolarmente; ci stiamo avvicinando alla superficie.” Grazie al collegamento fra ricevitore e trasmettitore, le sue parole vengono ritrasmesse verso Terra dalla Zond 5 e vengono quindi ricevute anche dagli impianti di radioascolto spaziale americani oltre che da quelli russi, creando l’illusione che Popovich sia a bordo del veicolo spaziale sovietico. Le parole di Popovich creano stupore fino ai più alti livelli governativi statunitensi: l’astronauta Frank Borman, consulente spaziale del presidente americano Nixon, riceve una telefonata dal presidente, che chiede come mai un sovietico sta trasmettendo dalla Luna. Circa un mese dopo, Borman si reca in visita in Unione Sovietica ed è proprio Popovich ad accoglierlo in aeroporto. Nel frattempo gli americani hanno capito che il messaggio dalla Luna era una finzione: Borman, appena sceso dall’aereo, gli mostra scherzosamente il pugno e dice a Popovich “Ehi, tu, burlone spaziale!”.

Fonte: https://complottilunari.blogspot.com


 



Il sesto lancio riuscito della misteriosa serie di capsule Zond trasportava a bordo della Sojuz 7K-L1 un'altra unità biologica ed era stato progettato dagli scienziati sovietici per compiere una nuova circumnavigazione della Luna. Le operazioni di volo si svolsero brillantemente per tutta la durata della missione comprese le attività di sorvolo lunare e di ripresa fotografica fino al rientro in orbita terrestre. Tuttavia, nella fase di atterraggio, quando il successo sembrava ormai garantito, un'avaria al sistema di pressurizzazione della cabina e un successivo guasto al sistema del paracadute chiusero la missione con un incidente che fece precipitare la capsula a terra. Nonostante le imperfezioni nella fase conclusiva del viaggio e il disastro finale, tra cui la morte di tutti gli esseri viventi trasportati a bordo, la propaganda sovietica dichiarò Zond 6 un esperimento di grande successo. Per il mese di dicembre del 1968 il programma spaziale sovietico intendeva riuscire a compiere il primo sorvolo della Luna con un equipaggio umano cercando di battere gli americani che stavano al tempo preparando lo stesso tipo di missione.


La capsula 7K-L1.



La capsula 7K-L1.
L'obiettivo del sorvolo umano del satellite era all'epoca ambito da entrambi i programmi spaziali della guerra fredda e avrebbe successivamente aperto le porte agli esperimenti per lo sbarco vero e proprio sulla Luna. Nella corsa a chi per primo avrebbe portato un equipaggio umano in orbita lunare sarebbero stati tuttavia vincitori proprio gli Stati Uniti grazie ai notevoli successi accumulati con le missioni del programma Apollo.

 





Lo svolgimento della missione.
Zond 6 era il prototipo numero 12 della Sojuz 7K-L1; partito dalla base di lancio di Tjuratam il 10 di novembre del 1968, Zond 6 riuscì a sorvolare la Luna quattro giorni dopo, passando a una distanza minima di 2.420 chilometri dalla superficie selenica. Tra gli intenti della missione vi era lo sviluppo del sistema di guida della navetta spaziale. Durante il sorvolo lunare la sonda aveva effettuato fotografie a colori e in bianco e nero scattate da una distanza compresa tra 11.000 e 3.300 chilometri. Sfortunatamente, a seguito del maldestro rientro sulla Terra fu possibile recuperare solamente un negativo della pellicola. La capsula era "atterrata" in Kazakhstan il 17 di novembre a soli 16 chilometri di distanza dal punto in cui il razzo vettore era partito per la missione.



Il difficile rientro a terra.
Per le operazioni di ritorno della capsula sulla Terra il programma spaziale sovietico adottò una tecnica inusuale per l'epoca. L'atterraggio era preceduto da un rientro atmosferico effettuato “a balzi” (skip reentry) per poter diminuire progressivamente la velocità. Sfortunatamente, nella fase di discesa Zond 6 era andò incontro a delle anomalie che compromisero la buona riuscita dell'atterraggio. Gli esseri viventi del carico biologico furono inavvertitamente uccisi in seguito a un inconveniente all'interno della capsula in cui erano ospitati. Una guarnizione di gomma difettosa fece infatti depressurizzare la cabina poche ore prima del rientro. Inoltre, il paracadute della capsula si aprì troppo tardi facendo schiantare la sonda a terra. A seguito dell'improvvisa depressurizzazione l'altimetro della sonda si era guastato facendo inevitabilmente credere al computer di bordo di essere vicino al suolo quando in realtà mancavano ancora 3 chilometri al contatto con il terreno. Il conseguente dispiegamento del paracadute in ritardo aveva impedito di concludere positivamente il viaggio della sonda incominciato 10 giorni prima nel migliore dei modi. Le autorità recuperarono la capsula e non poterono fare altro che constatare il decesso di tutti i soggetti biologici con la conseguente impossibilità di svolgere analisi sulle loro condizioni di sopravvivenza nello spazio (come era stato fatto invece con la missione precedente, Zond 5).

 

La Terra vista dalla Luna: foto scatta dalla Zond 6.


I fotogrammi di Zond 6.
La sonda di tipo Sojuz 7K-L1 recava a bordo, oltre alla sfortunata unità biologica, un rilevatore di micro-meteoriti e un sensore per raggi cosmici. L'apparato fotografico AFA-BAM per effettuare le riprese era dotato di un obiettivo di 400 millimetri in grado di scattare fotografie a colori. La missione aveva effettuato una sessione fotografica iniziale di 111 immagini a una distanza compresa tra i 9.290 e i 6.843 chilometri dalla superficie lunare e una sessione secondaria di 58 fotogrammi tra i 2.660 e i 2.430 chilometri. Ma lo schianto a terra aveva creato notevoli danni alla pellicola. A seguito dell'impatto col suolo terrestre si poterono recuperare solamente 52 immagini un po' offuscate o lievemente lacerate, ma solo alcuni frammenti furono pubblicati successivamente con una qualità di stampa piuttosto esigua. Nonostante questi inconvenienti, le fotografie scattate da Zond 6 alla Luna furono diffuse dai sovietici alla stampa per dimostrare il parziale successo della missione.

La stessa immagine di prima, si direbbe. Ma questa foto è stata scattata dalla missione Apollo 8 della NASA.



Le conseguenze della missione.
La mancata completa riuscita della missione ebbe la pesante conseguenza di scoraggiare il programma spaziale sovietico nella possibilità di far raggiungere l'orbita lunare a un cosmonauta prima degli americani. Due mesi dopo, esattamente il 20 gennaio 1969, ci fu un nuovo lancio di una navetta Zond abortito nelle prime fasi a seguito di un'esplosione del secondo stadio del missile Proton: ma il sistema di emergenza portò in salvo la capsula. Nel frattempo, il 24 dicembre 1968 gli astronauti americani Jim Lovell, William Alison Anders e Frank Borman avrebbero raggiunto l'orbita lunare con la missione Apollo 8. Questo toglieva ai sovietici ogni possibilità di ottenere il primato dello sbarco perché il programma Apollo aveva dimostrato di essere in dirittura d'arrivo per l'allunaggio che si sarebbe svolto circa sette mesi dopo. La serie delle capsule Zond avrebbe comunque continuato i voli con la capsula L-1 per accumulare esperienza nelle missioni circumlunari automatiche.

Fonte: http://cosesovietiche.blogspot.com


 




Le sonde Zond avevano il preciso compito di preparare lo sbarco dei cosmonauti sovietici sulla Luna. I prototipi che raggiunsero il satellite naturale erano composti dal modulo di rientro della Sojuz più un modulo di servizio e compivano un viaggio intorno alla Luna per poi rientrare sulla Terra[1].

Fornirono un grande contributo, da parte sovietica, alla conoscenza dell’ambiente selenico grazie al medesimo programma che prese inizio nel 1964[2].

L’unione Sovietica aveva appreso di possedere delle notevoli abilità nel gestire le esplorazioni spaziali. Per questo motivo era stato deciso che non sarebbe stato lasciato campo libero al programma spaziale americano per la conquista del cosmo.

Il nome Zond, successivamente mantenuto per tutte le Sojuz lunari a titolo di copertura, fu scelto in quanto le sonde in questione erano dei veri e propri satelliti lanciati su traiettorie interplanetarie[3].

Mosca, infatti, non aveva mandato nello spazio solamente sonde automatiche che erano riuscite a riportare sulla Terra campioni lunari, ma aveva anche inviato capsule Sojuz modificate (Zond) con la capacità di portare a bordo tre cosmonauti. Le missioni Zond ci permettono di prendere coscienza del fatto che all’epoca l’Unione Sovietica era davvero interessata a svolgere esperimenti per poter mandare negli anni successivi un cosmonauta sulla Luna[4].

I cosmonauti Pavel Belyaev e Konstantin Feoktistov, durante una fiera di astronautica svoltasi a Parigi nel 1968, avevano confessato ai colleghi americani Michael Collins e David Scott, che i sovietici erano quasi pronti a circumnavigare il satellite, ma le affermazioni furono prontamente smentite dai loro superiori così come era stato fatto in differenti altre occasioni[5].

Il programma Zond fu presto definito dal mondo occidentale come un “programma Apollo in versione sovietica” e l’intera opinione pubblica fu scossa dall’idea che i rivali del blocco socialista fossero in gara per sbarcare per primi sul satellite; il tutto mentre Mosca continuava a negare prontamente ogni minimo sospetto che i sovietici volessero puntare alla Luna[6].

Il programma Zond non aveva inizialmente come unico obiettivo la Luna, ma prevedeva anche viaggi verso il pianeti Marte e Venere[7].

Il sistema circumlunare Zond assieme al razzo vettore Proton aveva dimostrato di poter funzionare egregiamente e, con i necessari miglioramenti, di essere sicuramente capace di inviare un equipaggio intorno al satellite[8].

I precedenti trionfi delle sonde della classe Luna erano stati fonte di grande soddisfazione aumentando la consapevolezza che la strada imboccata fosse la migliore. Tuttavia, i successi americani con i voli Apollo, avevano portato i sovietici a osare maggiormente pianificando i voli umani intorno alla Luna con le missioni Zond[9].

Sebbene queste nuove sonde riuscirono, nella maggior parte dei casi, a sorvolare la Luna e ritornare sulla Terra, non furono pochi i problemi che emersero nelle missioni: la capsule erano infatti meno affidabili di quello che gli esperti si aspettavano[10].

Infine, la Zond rimase solamente una sonda automatica in grado di raccogliere ulteriori informazioni sul suolo lunare, ma non si trasformò mai in un veicolo lunare per equipaggi umani[11].

I sovietici spesero denaro, energie e prestigio nel progetto Zond, nella speranza di realizzare il sogno di sbarcare sul suolo lunare. Mosca dovette fare i conti con la fretta nel cercare di dimostrarsi superiore a Washington, scontando il peso della burocrazia sovietica e delle ristrettezze economiche[12].

Al momento della realizzazione delle missioni Zond erano già sorti alcuni dubbi in merito al ruolo di prova generale delle sonde per una spedizione umana sovietica sulla Luna. Le fonti sovietiche avevano, come nella prassi, dichiarato solamente che la Zond altro non era che un veicolo di grandi dimensioni e che per la propulsione era stato impiegato un vettore più potente dei precedenti, senza fare alcun riferimento allo sbarco umano[13].

Le prime tre missioni Zond furono flyby, ossia di sorvolo ravvicinato; le altre constavano di astronavi più grandi che orbitavano attorno alla Luna e ritornavano sulla Terra[14].

All’interno del programma, le sonde senza equipaggio erano in realtà i prodotti del progetto sovietico L-1, che avrebbe inviato esseri umani in orbita attorno alla Luna. Tra le missioni più significative ci fu la Zond 4 che si immise in orbita solare, la Zond 5 che circumnavigò la Luna prima di tornare sulla Terra, con un ammaraggio e un recupero nell’Oceano Pacifico e, due mesi dopo, la Zond 6 che ripeté la stessa missione, ma effettuò un rientro in Unione Sovietica[15].

Le sonde, versioni modificate di navicelle triposto Sojuz, in alcuni casi al posto di uomini, portavano organismi viventi per sperimentazioni. Il lancio con uno o più astronauti a bordo, previsto per la fine del 1968, non fu in realtà mai realizzato; furono invece effettuate altre due missioni con le sonde Zond 7 e 8, ma esse costituirono fondamentalmente delle ripetizioni del volo della Zond 6 e avvennero dopo che Apollo 11 era già allunato[16].

Le sonde Zond 5 e Zond 6 impiegate nel 1968 altro non erano che le originarie navette L-1 diversamente chiamate[17]. Le loro due missioni avevano immediatamente fatto presagire agli americani che i sovietici avevano intenzione di mandare uomini sulla Luna con l’obiettivo di acquisire anche questo primato[18].

In merito al programma UR-500K/L-1 le sonde Zond (L-1, Sojuz semplificata) furono inserite sulla sommità di un razzo UR-500K (Proton) quando i primi esemplari avevano già effettuato i test di collaudo.

All’interno del programma Zond si svolsero anche delle missioni senza risultati positivi. Il Kosmos 146, come venne nominato il prototipo del complesso circumlunare, partì dal cosmodromo di Tyuratam il 10 marzo 1967, dimostrando l’affidabilità del vettore, dei sistemi telemetrici e del nuovo Centro di Controllo. Il secondo lancio, avvenne l’8 aprile, ma un calo di potenza al terzo stadio impedì al Kosmos 154 di raggiungere l’orbita prevista. Il 29 settembre ed il 22 novembre seguirono due sfortunati tentativi, non resi noti all’epoca. In entrambi i casi il sistema di emergenza aveva funzionato perfettamente portando al sicuro e senza danni la capsula.

Il 23 aprile 1968 un altro lancio (non ufficiale) aveva comportato dei problemi. A seguito di un difetto tecnico legato allo sgancio del secondo stadio, il sistema di emergenza fu accidentalmente messo in funzione. L’astronave non raggiunse l’orbita, ma seguendo le procedure di emergenza rientrò a terra integra. Tre mesi dopo, il 18 luglio, durante le fasi di carico del propellente avvenne un tragico incidente; un’esplosione improvvisa uccise tre addetti alla rampa[19].



Classificazione delle sonde:



Zond 1

Sonda dal peso di 890 kg diretta verso Venere. Partita dall’Unione Sovietica il 2 aprile 1964, non diede più segnali e le comunicazioni si persero durante la notte. Si trova ora in orbita solare[20].



Zond 2

Sonda diretta verso Marte. Venne lanciata il 30 novembre 1964. I suoi contatti si persero durante la rotta[21].



Zond 3

Prima sonda a compiere un viaggio dalla Terra alla Luna con ritorno[22]. Dal peso di 959 kg venne lanciata il 18 luglio 1965[23] con l’obiettivo di fotografare le parti della faccia nascosta che non erano state osservate dalla missione Luna 3.

Realizzò un secondo rilievo fotografico della Luna a definizione più alta, completando l’immagine del lato nascosto. Con i risultati ottenuti, integrati a quelli di Luna 3, venne prodotto un atlante lunare più dettagliato e costruito un nuovo mappamondo lunare[24].

Nel dettaglio, aveva consentito di ottenere le prime immagini precise del Mare Orientale[25].

Il suo compito iniziale sarebbe stato in realtà quello di fotografare Marte ma non fu mai in grado di raggiungere il pianeta[26].

Le foto, ottenute ad una distanza di circa 9.000 chilometri erano di ottima qualità. La sonda era inoltre dotata di un magnetometro, uno spettrografo, misuratori di radiazioni, radiotelescopio e uno strumento per la misurazione del flusso di micro-meteoriti nei pressi della Luna[27].

Furono in tutto scattate 28 fotografie, 23 delle quali contenevano immagini dettagliate della superficie lunare. In verità, quando le immagini furono messe insieme a quelle di Luna 3, restava da osservare ancora il 15% del lato nascosto della Luna[28].



Zond 4

La Zond 4 venne lanciata il 2 marzo 1968 come primo tentativo di periplo della Luna e compiendo la sua missione, rientrò sulla Terra con successo.

Dichiarata “sonda automatica”, fu in realtà una Sojuz 7K-L1 in piena regola (prototipo nr. 6).[29]

Entrando in un’orbita allungata il cui apogeo corrispondeva alla distanza tra la Terra e la Luna, lo scopo del lancio era quello di verificare la distanza lunare di tutto il sistema in preparazione di una missione circumlunare vera e propria con equipaggio.

Durante il rientro, tuttavia, un guasto al controllo d’assetto aveva spinto l’astronave al di fuori del territorio sovietico. Il pericolo che cadendo incontrollata potesse finire in “mani sbagliate”, indusse il Centro di Controllo ad inviare il comando radio per l’autodistruzione[30].

La Zond 4, dopo essere stata lanciata da Baikonur, aveva inspiegabilmente preso la direzione opposta alla Luna dirigendosi verso lo spazio profondo e facendo sembrare un errore l’intera missione. In realtà fu una scelta voluta in quanto, per via della mancanza di un intervallo di lancio favorevole nelle condizioni orbitali della Terra e la Luna (da gennaio a giugno le sonde lunari non potevano compiere viaggi verso la Luna), la sonda era stata lanciata appena pronta con la sola funzione di allontanarsi dal pianeta per la stessa distanza che divideva la Luna dalla Terra e poi rientrare[31].

Tuttavia, un rientro in atmosfera non fu possibile in quanto un problema ai sensori stellari aveva reso gli strumenti incapaci di guidare la Zond 4 nel punto di atterraggio prestabilito. Il veicolo venne così volutamente disintegrato tramite il sistema di autodistruzione senza permettere ai tecnici di venire in possesso della capsula e analizzare così il problema dei sensori[32].



Zond 5

Il 15 settembre 1968 la sonda automatica Zond 5 dal peso di 5.375 kg[33] partì alla volta della Luna con a bordo i primi esseri viventi (tartarughe, alghe, mosche, tarme della farina, semi vari, e batteri) che riuscirono a tornare indenni sul nostro pianeta[34]. Il compito della missione consisteva nello studio degli effetti delle radiazioni e dei voli spaziali su esseri viventi[35].

Entrando in orbita lunare il 18 settembre, la sonda fotografò e studiò la superficie lunare da una distanza di 1.950 chilometri e ottenne bellissime immagini della Terra da 90.000 chilometri. Il rientro in atmosfera terrestre avvenne il 21 settembre. A 7 chilometri di altezza aprì il suo paracadute per rallentare la corsa e ammarare nell’Oceano Indiano[36].

A causa del suo carico biologico, la Zond 5 costituiva la prima navicella potenzialmente abitabile lanciata verso la Luna. Le macchine fotografiche installate a bordo avevano inoltre scattato fotografie della Terra dall’orbita lunare tre mesi prima degli astronauti di Apollo 8[37].

Un importante segnale che il programma Zond aveva mandato a questo punto costituiva nella preparazione dello sbarco umano sulla Luna. I sovietici avevano infatti sperimentato su Zond 5 il canale di trasmissione vocale. I segnali delle voci dei tecnici erano stati captati dall’osservatorio di Jodrell Bank, ma il ministro degli esteri sovietico aveva smentito che si trattasse di un veicolo nei pressi della Luna[38].

L’aspetto interessante fu che la capsula era indubbiamente grande abbastanza da poter trasportare un uomo[39] e l’operazione avrebbe potuto far pensare ai preparativi di una spedizione umana dello stesso genere[40].

A causa di un errore umano nell’invio dei comandi (ennesimo guasto ai sensori), la navicella fu costretta ad ammarare nell’Oceano Indiano involontariamente. Questa esperienza fu un utile banco di prova per la squadra navale di emergenza[41]. Per poter ripescare la sonda ed evitare che la Zond 5 finisse in mani sbagliate il governo aveva questa volta predisposto una flotta di navi nell’Oceano con il compito di recuperare il veicolo nel minor tempo possibile. Una serie di navi americane furono inviate sul posto per spiare le operazioni[42].

Il 20 settembre dello stesso anno l’Unione Sovietica ammise che la Zond 5 con degli esseri viventi a bordo aveva sorvolato la Luna ma che non vi era alcuna missione lunare umana in programma[43].



Zond 6

Il 10 novembre 1968 la Zond 6 che trasportava un’altra unità biologica, rilevatori di raggi cosmici, di micro-meteoriti ed altre apparecchiature, fece una nuova circumnavigazione della Luna, questa volta ad una distanza di 2.420 chilometri, raggiungendo il satellite quattro giorni dopo il lancio. Nella fase di rientro, tuttavia, quando il successo sembrava ormai garantito, un’avaria al sistema di pressurizzazione della cabina e un successivo guasto al paracadute fecero precipitare la nave che si schiantò terra[44].

A causa di una piccola perdita di pressione per una guarnizione difettosa, il mancato sgancio di un’antenna e una perdita di pressione totale che causò la morte di tutti gli esseri viventi a bordo, la Zond 6 non poté concludere positivamente il suo viaggio iniziato nel migliore dei modi[45]. Inoltre, l’altimetro della sonda si era guastato a causa della depressurizzazione facendo credere al computer di essere vicino al suolo quando invece mancavano ancora tre chilometri: la Zond 6 si schiantò a terra perché i razzi di frenata e il paracadute furono azionati troppo presto. Nonostante questo inconveniente, le pellicole delle fotografie scattate alla Luna furono recuperate senza danni e mostrate dai sovietici in segno che la missione era stata compiuta in “maniera perfetta”[46].

Nel dicembre 1968 gli americani avevano raggiunto la Luna con la missione Apollo 8. Per i sovietici non ci fu più alcuna possibilità di ottenere il primato dello sbarco, ma continuarono il programma UR-500K/L-1 per accumulare esperienze e valutare le potenzialità del vettore per il lancio di una stazione spaziale[47].

Un mese dopo, il 20 gennaio 1969, ci fu un nuovo lancio che fu abortito nelle prime fasi a seguito di un’esplosione del secondo stadio del missile Proton mentre il sistema di emergenza portava in salvo l’astronave[48].



Zond 7

La Zond 7, dal peso di 5.979 kg partì il 9 agosto 1969 per un’orbita attorno alla Luna e per scattare le prime fotografie a colori del programma spaziale sovietico rientrando poi sulla Terra[49]. L’11 agosto circumnavigò e studiò il satellite da una distanza di 1.984 chilometri, mentre il 14 agosto rientrò sulla Terra in una regione a sud di Kustanai[50].

Nel complesso, la Zond 7 aveva compiuto una missione perfetta ed era rientrata a terra senza alcun problema[51].

La particolarità di questa sonda, così come il suo predecessore, consistette nell’aver effettuato una manovra particolare molto più complessa e rischiosa per il rientro a Terra penetrando gli strati alti dell’atmosfera.  Dopo aver perso velocità ed essere fuoriuscita dalla parte opposta si era reinserita in atmosfera in un secondo momento facendo perdere velocità alla capsula con una decelerazione più morbida in modo graduale[52]. Una simile operazione non aveva altro significato che quello di sottoporre, per un possibile futuro, l’equipaggio umano a una minore decelerazione nel rientro[53].



Zond 8

La Zond 8 fu l’ultima sonda di questa serie. Raggiunse la luna il 24 ottobre 1970 circumnavigandola ad un altezza di 1.100 chilometri[54]. Dopo il solito volo circumlunare fu ripescata nell’Oceano Indiano il 27 ottobre 1970[55].

L’astronave aveva eseguito la prima trasmissione televisiva sovietica vista da una distanza di 65.000 chilometri, ma un problema al controllo automatico d’assetto aveva impedito l’allineamento preciso forzando la nave ad un rientro balistico e costringendo le squadre d’emergenza ad un nuovo recupero nell’Oceano[56]. Ad ogni modo, se a bordo vi fosse stato un equipaggio, il problema sarebbe stato corretto manualmente, ma siccome la Luna ormai non era più negli interessi dei sovietici, gli ultimi due lanci in programma vennero cancellati, e gli equipaggi rischierati per altre missioni[57].

Nonostante il progettista capo Mišin fosse abbastanza convinto che la Zond 8 potesse ospitare un cosmonauta a bordo, il governo sovietico si oppose all’idea di effettuare un lancio umano attorno alla Luna perché, dopo la missione Apollo 8 un volo sovietico con lo stesso intento avrebbe suscitato l’ironia degli occidentali[58].

Per via di questa decisione, il cosmonauta Leonov fu piuttosto deluso e scrisse, senza alcun esito, una lettera di protesta indirizzata a Brežnev contro il lancio della Zond disabitata[59].

 

I fallimenti del programma.

Nelle fasi sperimentali che precedettero la missione Zond 4, due razzi Proton dotati di un quarto stadio per l’immissione in traiettoria lunare furono lanciati il 10 marzo e l’8 aprile 1967 con due navicelle di prova (Kosmos-146 e Kosmos-154). Il primo fu un autentico successo. Allontanandosi dalla Terra per una distanza pari a quella che separa il pianeta dalla Luna, la sonda rientrò bruciando in atmosfera. La seconda rimase invece intrappolata nella morsa della gravità terrestre in quanto il quarto stadio del razzo non si era acceso[60].

L’incidente di Komarov sulla Sojuz-1 portò via ulteriore tempo ai tecnici che si dovettero occupare di investigare i problemi al paracadute della Sojuz rallentando ulteriormente gli sviluppi del programma Zond.

In ogni caso i lanci ripresero il 28 settembre dello stesso anno. Nel primo, il razzo prese una rotta sbagliata e venne quindi comandata l’espulsione di emergenza della capsula scongiurando così la possibilità di festeggiare l’anniversario della Rivoluzione con un volo spaziale. Il 22 novembre il Proton fallì nuovamente a causa della rottura di uno dei motori al secondo stadio.

Questa serie di fallimenti aveva in un certo senso messo alla prova la fiducia dei tecnici del programma spaziale.

Dopo la missione Zond 4, il 22 aprile 1968 era stato svolto un secondo tentativo ma i motori del secondo stadio si spensero e il lancio fu così abortito, mentre il sistema di emergenza consentì di recuperare la capsula intatta[61].

Il 14 luglio 1968 un guasto elettrico fece invece riempire un serbatoio del terzo stadio del Proton troppo velocemente causando un’esplosione ed uccidendo addirittura un tecnico; tuttavia le restanti parti del razzo si salvarono e vennero recuperate per un lancio successivo.

Qualche settimana prima della realizzazione della missione circumlunare di Apollo 8 i cosmonauti sovietici erano in attesa di essere convocati per ripetere la missione di Zond 5 e 6 ed essere così i primi a compiere un viaggio attorno alla Luna. Tuttavia, la chiamata non giunse mai e Leonov dovette acconsentire alla motivazione che il veicolo progettato non era ancora del tutto affidabile (d’altronde l’anno prima il cosmonauta Komarov aveva perso la vita nella Sojuz 1 a causa di un malfunzionamento tecnico e perciò non si voleva rischiare la perdita di un altro cosmonauta)[62].

Il Proton e la Zond furono infatti definititi da Mišin non ancora affidabili per un volo umano, nonostante molte figure all’interno del programma spaziale ritenessero il progettista eccessivamente cauto e che pretendesse troppe prove automatiche preliminari prima di effettuare il lancio umano[63].

Per ironia della sorte, la successiva missione, la Zond 7 era stata un autentico successo, quindi un volo umano al tempo non sarebbe potuto andare incontro al fallimento. Vi era però la questione strategica che, agli occhi dell’opinione pubblica internazionale, l’Unione Sovietica non era in competizione per la Luna e, se fosse riuscita a compiere una circumnavigazione umana perfetta, poi avrebbe dovuto vincere anche la sfida dell’allunaggio[64].

Con il successo di Apollo 8, per il programma lunare sovietico ogni tentativo di proseguire la corsa era stato reso vano. Si procedette dunque con la realizzazione delle missioni Zond disabitate e al potenziamento del razzo N-1.

Il 20 gennaio 1969 fu lanciata una nuova Zond ma il fallimento del secondo stadio del razzo Proton impedì alla missione addirittura di avere inizio. Il vettore fallì nuovamente il 19 febbraio quando venne tentato il lancio del primo rover lunare[65].



BIBLIOGRAFIA

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Smith Andrew, Polvere di Luna. La storia degli uomini che sfidarono lo spazio, Milano: Cairo editore, 2005.



Note

[1] Goffredo Silvestri, Verso lo spazio, Milano: Arnoldo Mondadori, 1985, p. 113.

[2] Piero Bianucci, La luna: tradizioni, scienza, futuro, Firenze: Giunti, 1988, p. 59.

[3] Luca Boschini, Il mistero dei cosmonauti perduti. Leggende, bugie e segreti della cosmonautica sovietica, Padova: Cicap, 2013, p. 197.

[4] Goffredo Silvestri, op. cit., p. 112.

[5] L. Boschini, op. cit., p. 200.

[6] Ibid.

[7] P. Bianucci, op. cit., p. 59.

[8] Cavina Stefano, Apollo, la sfida della Luna, Serravalle: AIEP, 2011, p. 444.

[9] Paolo Magionami, Gli anni della Luna 1950-1972: l’epoca della corsa allo Spazio, Milano: Sprinter-Verlag editore, 2009, p. 181.

[10] Ivi, p. 182.

[11] Umberto Guidoni, Dallo Sputnik allo Shuttle, Palermo: Sellerio, 2009, p. 46.

[12] Andrew Smith, Polvere di Luna. La storia degli uomini che sfidarono lo spazio, Milano: Cairo editore, 2005, p. 17.

[13] Giancarlo Masini, La grande avventura dello Spazio: la conquista della Luna,

Novara: Istituto geografico DeAgostini, 1973, p. 195.

[14] Montgomery Scott L., La Luna: segreti e misteri del nostro satellite, Vercelli: White Star, 2009, p. 250.

[15] Kenneth W. Gatland, Esplorazione dello spazio: tecnologia dell’astronautica, Novara: Istituto Geografico DeAgostini, 1983, p. 136.

[16] Ibid.

[17] P. Magionami, op. cit. p. 157.

[18] Daniele Bedini, Breve storia della conquista dello spazio, Milano: Bompiani, 1998, p. 74.

[19] S. Cavina, op. cit., p. 443.

[20] D. Bedini, op. cit., p. 46.

[21] Ivi, p. 47.

[22] Isaac Asimov, La luna, Trieste: Editoriale Scienza, 1993, p. 15.

[23] D. Bedini, op. cit., p. 47.

[24] Stefano Catucci, Imparare dalla Luna, Macerata: Quodlibet, 2013, p. 22.

[25] L. Boschini, op. cit., p. 254.

[26] Ivi, p. 255.

[27] Alessandro Biafore, Ascoltando la luna: dall’antichità ai tempi moderni, dalla conquista alla futura colonizzazione, Bologna: Pendragon, 2004, p. 40.

[28] Kenneth W. Gatland, op. cit. , p. 131.

[29] L. Boschini, op. cit., p. 194.

[30] S. Cavina, op. cit., p. 444.

[31] L. Boschini, op. cit., p. 197.

[32] Ibid.

[33] D. Bedini, op. cit., p. 74.

[34] Attivissimo Paolo, Luna? Sì, ci siamo andati. Le risposte ai dubbi più frequenti sugli sbarchi lunari, 2011, p. 11.

[35] Scott L. Montgomery, op. cit., p. 251.

[36] A. Biafore, op. cit., p. 41.

[37] L. Boschini, op. cit., p. 197.

[38] Ibid.

[39] P. Attivissimo, op. cit., p. 11.

[40] Pierre De Latil, Operazione Luna, Brescia: editrice La Scuola, 1972, p. 25.

[41] S. Cavina, op. cit., p. 443.

[42] L. Boschini, op. cit., p. 197.

[43] Ibid.

[44] S. Cavina, op. cit., p. 443.

[45]L. Boschini, op. cit., p. 200.

[46] Ibid.

[47] S. Cavina, op. cit., p. 443.

[48] Ibid.

[49] Montgomery Scott L., op. cit., p. 251.

[50] A. Biafore, op. cit., p. 42.

[51] S. Cavina, op. cit., p. 444.

[52] L. Boschini, op. cit., p. 200.

[53] Ibid.

[54] S. Cavina, op. cit., p. 444.

[55] Piero Bianucci, La luna: tradizioni, scienza, futuro, Firenze: Giunti, 1988, p. 59.

[56] S. Cavina, op. cit., p. 444.

[57] S. Cavina, op. cit., p. 444.

[58] L. Boschini, op. cit., p. 212.

[59] Ibid.

[60] Ivi, p. 194.

[61] Ivi, p. 197.

[62] Ivi, p. 203.

[63] Ibid.

[64] Ibid.

[65] Ibid.



Fonte: https://parallelodiciassette.wordpress.com




 

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