Le forze armate Usa presto avranno in dotazione un sistema missilistico mobile in grado di intercettare missili da crociera, droni ma anche razzi campali, proiettili di artiglieria e di mortaio.

Si chiama Integrated Fire Protection Capability Increment 2 (Ifpc Inc. 2) e rappresenta il primo sistema mobile di questo tipo al mondo.

L’Ifpc si basa sul nuovo veicolo ruotato MML (Multi Mission Launcher) che con la sua versatilità sarà in grado di montare diverse tipologie di missili in grado di coprire lo spettro di quasi tutte le differenti minacce aeree dei teatri di guerra moderni a differenza dei già esistenti “Avenger” e “National Advanced Surface-to-air Missile System” che non erano efficaci, ad esempio, contro i droni.

Attualmente il MML è infatti abilitato per poter lanciare missili Aim-9X “Sidewinder”, Miniature Hit-to-kill (Mhtk), i “Longbow Hellfire”, gli “Stinger” ed infine gli israeliani “Tamir”. Si sta anche testando la capacità di utilizzare armi ad energia diretta (laser) contro Uas e non è escluso che il futuro mezzo veda comprendere questa particolare capacità.

L’esercito americano ha già stabilito quale sarà l’arma principale del lanciatore MML – l’Aim-9X – ma, date le specifiche del sistema e soprattutto le esigenze operative dettate dalla diversificazione della minaccia, vuole abilitare una varietà di missili nel corso del tempo, e, ad esempio, ha scelto l’EMAM (Expanded Mission Area Missile) come secondo intercettore qualificato.

Si prevede che il costo complessivo del programma di sviluppo per i prossimi 5 anni ammonterà a 519,7 milioni di dollari con un’acquisizione in “blocchi” (block) e una low-rate initial production (Lrip) che comincerà nel 2023, anno in cui è anche previsto il raggiungimento della iniziale capacità operativa (per il “block 2”).

Il “block 1” vedrà una limitata serie di test nei primi quattro mesi del 2019 – a fronte di quelli già condotti fin’ora in particolare nel 2016 in cui il MML ha lanciato diversi tipi di missili – successivamente i passaggi per avviare la produzione in serie saranno a metà del 2020 con i test di valutazione iniziale fissati a metà del 2021. In particolare questa versione, ovvero quella antimissili da crociera e Uav, raggiungerà l’iniziale capacità operativa nella seconda metà del 2021.

L’Ifpc Inc. 2 è sicuramente uno dei maggiori programmi relativi alla difesa aerea degli Stati Uniti negli ultimi 30 anni. Il suo lanciatore a 15 celle, che potremmo definire “multiruolo”, è stato concepito appositamente per poter utilizzare ed integrarsi con i missili, sensori e sistemi di ingaggio esistenti e garantisce una difesa a 360 gradi potendo ingaggiare bersagli multipli con azimut differenti grazie a una capacità di elevazione che varia da 0 a 90 gradi. Ogni lanciatore è in grado di ospitare un singolo grande intercettore o diversi più piccoli ed opera in congiunzione con un Integrated Air and Missile Defense Battle Command System come unità di comando e controllo insieme ad un sistema radar Sentinel.

La minaccia dei droni, soprattutto se di piccole dimensioni e autoprodotti come nel recente tentato attacco alla base russa in Siria, assume sempre maggior rilievo presso i vari ministeri della Difesa soprattutto in considerazione della spendibilità e relativa facilità di impiego.

Non solo i russi hanno ben presente questa oggettiva pericolosità, anche in occidente si sono resi conto che nei campi di battaglia presenti e futuri la minaccia degli Uav/Ucav sarà sempre più contingente e stanno – lentamente – correndo ai ripari.

Come abbiamo già avuto modo di dire nei mesi scorsi le difese antiaeree dovranno intraprendere una evoluzione che riguarda la capacità di intercettazione dei droni (piccoli o grandi) non solo tramite armi cinetiche o con missili tradizionali, ma anche tramite armi ad energia diretta (laser) e con armi elettroniche: un piccolo UCAV, volando a bassa quota e a bassa velocità si comporta in modo del tutto diverso rispetto ad uno più grande o a un caccia ed è quindi difficile da inseguire ed intercettare; se poi si tratta di centinaia di piccoli droni è necessario che le difese siano molto flessibili ed in grado di compensare l’effetto di saturazione (laser e armi EM sono le più indicate in questo senso). Si parla anche di UAV anti UAV, ma le difficoltà date dal dover avere un sufficiente preavviso e dal sistema di dispiegamento di centinaia di piccoli droni anti drone richiedono uno studio molto approfondito.

Fonte: http://www.occhidellaguerra.it

 

 

 

 

 

 

 

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