Abbiamo più volte affrontato su queste pagine il tema della Intelligenza Artificiale (IA) e di come questa abbia già iniziato ad influenzare considerevolmente il nostro presente.

Tante pagine aspettano di essere scritte su una materia che rischia di mutare non solo la nostra vita ma anche l’idea stessa che abbiamo di noi in quanto essere umani.

Abbiamo aggiornato i nostri lettori sui progressi in atto e su quelli che aspettiamo nel breve periodo - sino al 2050 -, cercando di fornire un quadro di situazione il più esaustivo possibile su un passaggio della nostra evoluzione dopo il quale difficilmente continueremo a essere quelli che eravamo.

In questo nostro racconto, abbiamo più volte definito la cosiddetta quarta rivoluzione industriale, descrivendone lo stato dell’arte nei diversi settori di sviluppo, con un occhio particolare alla Cina, che contende agli USA la posizione di leadership non solo nel campo della ricerca e sviluppo (è prima per numero di brevetti depositati), ma anche in quello della implementazione industriale, come dimostra il suo primato mondiale nelle infrastrutture 5G.



La nuova rivoluzione industriale trasformerà anche il campo militare.

Già oggi, parlare di conflitti lineari di tipo convenzionale significa essere fuori dal tempo. Le guerre moderne sono divenute ibride, caratterizzate da una molteplicità di attori e sistemi d’offesa lontanamente paragonabili a quelli classici.

Se nel recente passato, l’equilibrio tra potenze, e quindi la pace, si reggeva sul monopolio che queste sole avevano dei sistemi d’arma nucleari - la mutually assured destruction (MAD) costituiva il primo deterrente contro ogni forma di avventurismo sconsiderato -, il futuro che ci attende, con la sua peculiare dote tecnologica, agevolerà quella che Klaus Schwab chiama democratizzazione delle capacità offensive, ampliando a dismisura il campo dei potenziali aggressori.

Si pensi solo all’utilizzo a fini offensivi di virus o trojan, del tipo usato da USA e Israele per sabotare nel 2010 la centrale nucleare iraniana di Natanz, e alla possibilità, ormai comprovata, che strumenti come questi possano mettere fuori gioco un organizzazione pubblica e o addirittura uno stato.

I sistemi d’arma attuali saranno progressivamente sostituiti da sistemi autonomi, che grazie all’ intelligenza artificiale risulteranno in grado di scegliere opzioni - anche di natura cinetica - senza l’intervento dell’uomo, sulla base dell’analisi di dati di situazione ambientali e operativi.

In questo campo, la Cina sta spingendo molto, priva come è di quei vincoli e condizionamenti di tipo etico che caratterizzano il capo occidentale. Come abbiamo già ampiamente scritto, la dottrina di Pechino prevede l’impiego di sistemi autonomi di Comando e Controllo (C2) dotati di IA sino al livello operativo, quello cui è devoluta la direzione delle operazioni sul terreno.

I prossimi sistemi d’arma saranno in gran parte autonomi, in grado di assicurare continuità operativa 24 ore per 7 giorni, e assicureranno a chi li usa enormi economie di scala e aderenza al compito ricevuto.

L’impiego di tali sistemi, inoltre, eviterà di mettere a repentaglio le vite dei propri cittadini: aspetto di particolare rilevanza nel campo delle nazioni occidentali.

Ma andiamo a vedere quali saranno le principali tecnologie che caratterizzeranno nei prossimi anni il campo di battaglia.

Certamente i droni, macchine in grado di operare già ora nelle tre le dimensioni.

Il Raptor, sviluppato dalla BAE è una chiara anticipazione dei futuri sistemi d’arma. Capace di effettuare voli intercontinentali, la piattaforma può svolgere una molteplicità di missioni di varia natura senza l’ausilio umano.

I droni stanno conoscendo un enorme sviluppo anche nel settore civile, con gli USA in posizione di leadership nel campo della progettazione e produzione, seguiti dalla Cina che proprio di recente ha introdotto esemplari in grado di operare nelle grandi profondità oceaniche.

Quello dei robot autonomi rappresenta il settore che più di ogni altro si svilupperà, considerato che la robotica costituirà la branca più importante della tecnologia militare del XXI secolo.

Macchine ogni-tempo capaci di operare ovunque senza l’intervento umano, per compiti i più disparati.

Alcuni prototipi sono già noti, come il Robot Samsung SGR A1 schierato lungo il confine tra le due Coree, in grado autonomamente di individuare un target in movimento, dare l’allarme e fare fuoco contro eventuali intrusi che oltrepassino la DMZ. Il sistema, munito di una camera termica, ha una profondità di osservazione diurna di 4 km (la notte si dimezza), ed è in grado di distinguere, con l’analisi delle immagini, gli esseri umani dagli animali.

Nel caso di una pluralità di soggetti che si muovono nell’area assegnata, è inoltre programmato per monitorare quello che per primo entra nel dato settore di sorveglianza, verso il quale, prima di far fuoco, indirizza un segnale vocale di pericolo.

I soldati disporranno di equipaggiamenti e sistemi d’arma collegati in rete (Internet of things, IoT) in grado di fornire in tempo reale, ai centri di elaborazione per il C2, gli elementi di informazione sul campo di battaglia. Indosseranno esoscheletri che, opportunamente configurati, aumenteranno le capacità di carico, di fuoco e di progressione degli operatori su terreno, costituendo de facto una rete di sensori che invieranno continuamente nelle retrovie dati da analizzare con l’ausilio di AI.

Gli esoscheletri forniranno protezione antiproiettile, saranno dotati di servocomandi moltiplicatori di forza, di sistemi di visione notturna e infrarossi, e per il monitoraggio di parametri vitali.

Alcuni prototipi, come lo statunitense Talos e il russo Ratnik 3, forniscono al riguardo una chiara anticipazione.

Saranno altresì introdotte nuove armi biologiche e biochimiche frutto di ricerche nel campo biotecnologico, della genetica e della genomica.

Ad esse contribuiranno i progressi resi possibili dall’impiego delle nanotecnologie, che renderanno disponibili, a costi contenuti, nuovi materiali enormemente più resistenti, come il grafene, costituito da atomi di carbonio bidimensionali, cento volte più resistente dell’acciaio ma di gran lunga più sottile.

Il diffondersi di metodi di produzione additiva, come le stampanti 3D, che partendo da un modello digitale sono in grado di realizzare qualsivoglia manufatto, strato dopo strato, agevolerà la semplificazione dell’intero ciclo industriale e porrà le basi per una logistica militare sempre più aderente alle esigenze dei combattenti sul terreno, grazie alla possibilità di produrre, utilizzando progetti in cloud, (parti di) sistemi d’arma, veicoli completi e gli equipaggiamenti necessari ai combattenti. Non più a migliaia di km di distanza, ma in prossimità della linea di combattimento.

Le future guerre, come già accennato “ibride”, saranno giocate da una molteplicità di attori in gran parte non statuali, su più livelli - sociale, economico, politico -, e nei cinque domini: terra, mare, aria, cibernetico, spazio, ivi compreso quello - trasversale - dell’informazione.

In quest’ultimo, i social media costituiranno il terreno principale dove operare per orientare le pubbliche opinioni dell’avversario, disgregandolo al suo interno.

Nella nostra epoca, d’altronde, i gruppi sociali non si formano più sulla base dell’appartenenza territoriale, culturale e linguistica, ma essenzialmente sulla condivisione di idee, di esperienze, di progetti, mediata dai social media. Chi sarà in grado di controllare questi straordinari strumenti di comunicazione, controllerà i cuori e le menti della gente e con essi, il centro di gravità degli stati.

Nei prossimi anni, la progressiva introduzione dei nuovi sistemi d’arma confermerà anche nel comparto militare l’essenza della quarta rivoluzione industriale, frutto della sintesi, in tutti i domini - fisico, biologico, digitale -, dell’impiego combinato, della rete, della intelligenza artificiale e dei BIG DATA.

La letalità delle nuove armi, soprattutto quelle non cinetiche, si incrementerà parallelamente alla all’incremento della potenza dei microprocessori (raddoppia ogni 18 mesi) e al volume dei BIG DATA (raddoppia ogni 3 anni), utilizzati per “alimentare” i sistemi di calcolo gestiti dall’intelligenza artificiale.

I nuovi materiali, poi, faranno i resto.

Fonte: http://www.difesaonline.it




 

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