Il 6 e il 9 agosto del 1945 gli Stati Uniti sganciarono due bombe atomiche sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Il 15 agosto, il Giappone avrebbe annunciato la sua resa, ed il 2 settembre la Seconda Guerra Mondiale sarebbe giunta a conclusione. A distanza di quasi 80 anni da quel tragico inizio di agosto, ci si interroga ancora sulla vera necessità delle bombe atomiche. Per alcuni, si sarebbe trattato di un male “necessario”. Per altri, di una soluzione criminale e ingiustificata. Dov’è che sta la verità? Occorre ripercorrere le tappe cruciali della Seconda Guerra Mondiale per capire cos’è accaduto prima di quel fatidico 6 agosto 1945.

 

 

Il 15 agosto 1945 l’Imperatore Hirohito decretò la resa incondizionata del Giappone. Ormai è opinione comune che siano state le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki a far capitolare il Sol Levante. Eppure, spesso viene taciuta un’altra motivazione che avrebbe spinto Tokyo a cedere all’occupazione americana: il timore di un’invasione sovietica. Nel tempo sono circolate diverse teorie in merito alle bombe atomiche, che riguardano la presunta volontà statunitense di mostrare i muscoli di fronte all’Unione Sovietica, oppure la necessità di dimostrare scientificamente la loro potenza. Su una cosa siamo certi: durante la Seconda Guerra Mondiale il Giappone commise innumerevoli atrocità, ma anche le bombe atomiche furono a tutti gli effetti un crimine di guerra.

 

 

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