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I terreni della base, nel comune di Bosa, furono acquistati da una società di copertura, Torre Marina, per conto dei servizi segreti a metà degli anni ‘50. Da allora ad oggi esercitazioni balistiche e addestramenti delle forze speciali Nato si sono svolti nella più stretta vigilanza. La base di Torre Poglina è sempre avvolta nel mistero, dopo che nel 1990 le più alte cariche dello stato confessarono che lì c’era una scuola per “guastatori”. Era l’Operazione Gladio: un servizio segreto parallelo nell’ambito del programma internazionale “Stay Behind”, coordinato da Cia e Nato, secondo molti alla base della strategia della tensione. A più di vent’anni dall’esplosione di quello scandalo, sull’uso odierno della base si conosce ben poco.

Si ignora infatti in che cosa consistano le esercitazioni. E si nutrono forti dubbi anche sul livello di sicurezza: lo scorso settembre è trapelata la notizia di un incendio che a luglio ha devastato un’ampia area della base. Il consigliere regionale di Forza Italia Marco Tedde ha presentato un’interrogazione al presidente della Regione per chiedergli chiarimenti. E altri consiglieri regionali hanno avanzato la proposta che le attività militari nella regione vengano approvate preventivamente attraverso una delibera del Consiglio. A chiedere delucidazioni al governo sull’utilizzo della base erano stati nel novembre 2013 alcuni deputati del partito Sel. In particolare si domandava all’allora ministro della Difesa Mario Mauro “quali motivi di pubblica utilità spingano lo Stato a mantenere in attività la base militare in un territorio immerso nel verde, per cui verrà richiesto il riconoscimento come patrimonio dell'Unesco”.

La base sarebbe di medie dimensioni: un piccolo eliporto e una pista di atterraggio per aerei leggeri,un attracco al mare all’interno di alcune grotte naturali, imponenti gallerie e locali sotterranei. Negli anni ’60 e ‘70 c’era una “scuola guastatori”, con corsi di “informazione-disinformazione”, guerriglia, controguerriglia, sabotaggio. Quando ancora non c’era la strada litoranea, l’unico modo per raggiungere il distaccamento di Torre Poglina era in elicottero. Gli “allievi” si ritrovavano all’aeroporto militare di Ciampino, venivano fatti salire su aerei con i finestrini schermati e trasportati di notte all’aeroporto di Alghero-Fertilia. Da qui, a bordo di elicotteri, venivano condotti a Torre Poglina, nei pressi di Capo Marrargiu. Molti, anche dopo lunghi soggiorni nella base, ne ignoravano l’ubicazione. A partecipare alle lezioni, oltre a militari, c’erano anche civili. L’obiettivo, ufficialmente, era prepararsi ad un attacco da parte dei Paesi del Patto di Varsavia. Ma ad ogni allievo veniva poi fornito del materiale (armi, esplosivi) per partecipare a operazioni di guerriglia contro cortei di manifestanti. Gladio è stata sciolta nel 1990, anche se nel 2005 c’è stato un tentativo di ricostituirla.

I militari dipendevano direttamente da organizzazioni internazionali e hanno agito anche indipendentemente da mandati governativi. Avevano un doppio giuramento di fedeltà: servire la Repubblica Italiana da un lato e dall’altro impedire l’avanzata comunista in Italia per conto della Cia e della Nato. Due interessi che potevano scontrarsi. È necessario saperne di più. Naturalmente le operazioni dei servizi di intelligence sono, per definizione, segrete. E il controllo del governo può essere solo in parte esauriente. Ma è necessario che il potere venga sorvegliato. Per questo a distanza di tempo dovrebbe essere possibile stabilire che cosa succedeva realmente nella base di Torre Poglina. E sarebbe auspicabile più trasparenza su ciò che succede oggi: che tipo di esercitazioni si conducono, con che materiali, da parte di chi e se queste siano, come sembra, molto rischiose.

 

Interrogazione parlamentare dei deputati Piras-Duranti-Fava: http://dati.camera.it

 

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Fonte: http://depletedisland.blogspot.it

 


 

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