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Connettere tutto a tutto, come in un gigantesco sistema nervoso ‘armato’. Dagli F-35 in aria, a cacciatorpediniere e portaelicotteri sul mare, ai mezzi corazzati sulla terra fino ad ogni dispositivo nelle tasche di ogni uomo di truppa coinvolto in operazione. L’obiettivo delle forze armate USA per affrontare le guerre di domani è creare un sistema di interconnessione basato sul concetto nervoso ‘cefalopode’: per permettere ad ogni mezzo schierato in campo di ottenere e condividere ogni tipo d’informazione logistica con ogni altra unità coinvolta. I vertici dell’Aeronautica Militare, della Marina, dell’Esercito e del Corpo dei Marines stanno convergendo insieme su una visione comune del futuro dominio militare, collegando ogni risorsa sul campo di battaglia globale. Ogni arma, veicolo e dispositivo saranno connessi per condividere dati preziosi e permettere la costante consapevolezza dello ‘stato missione’, dei progressi e delle perdite, dei movimenti del nemico o delle minacce incombenti. L’effetto che ne sortirà sarà: un sistema nervoso ‘cephapoloidal‘ – il sistema nervoso più complesso di tutti gli invertebrati, noto per la sua estrema reattività e flessibilita' – che dispone delle armi più sofisticate del mondo. Questo piano congiunto, ad ora classificato, è trapelato dalle parole spese da alcuni vertici delle forze armate Usa, primo tra i quali il Capo di Stato Maggiore dell’USAF David Goldfein, che citando i progressi raggiunti dalle auto autonome Tesla di Elon Musk, ha comunicato di aver “raffinato” i suoi piani per l’Aeronautica riguardo “la creazione di quella che sarà la prossima strategia militare congiunta. Se una Tesla è diretta in fondo alla strada e colpisce una buca, ogni Tesla che è dietro a lei eviterà immediatamente la buca.”– questo lascia intuire l’obiettivo di salvaguardia delle unità dispiegate in operazione. L’idea sembra prendere in prestito il concetto di “network centric warfare” che ha catturato l’immaginazione militare più di dieci anni fa. Ma ciò che i vertici militare oggi sembrano descrivere è accenna ad un disegno più ampio per ordine di grandezza, con lo scopo ultimo di ottenere operazioni meglio coordinate, più veloci e più letali in aria, terra, mare, spazio e cyberspazio.  Il futuro quindi prevederebbe i Joint Strike Fighter F-35, con le loro capacità stelath che penetrano nello spazio aereo nemico e trasmettono le informazioni incamerate con i loro sofisticati sensori ai cacciatorpediniere classe Arleigh Burke, che lanciano i loro missili da crociera sul bersaglio; i tank Abrams che sbarcano dagli hovercraft conoscono già lo stato dei fatti e avanzano in profondità mentre i SEAL già vengono esfriltrati con le informazioni che hanno ‘ottenuto’ sul campo, mentre gli AWACS fanno da piattaforma di trasmissione e monitorano i droni RQ-4 Global Hawk che analizzano nuovamente il campo di battaglia.



Una dimostrazione del possibile.
L’Air Force Science Board sta lanciando uno studio su come controllare una gruppo di oggetti, alcuni nell’aria, alcuni in mare, altri sulla terra, alcuni pilotati da umani, altri in remoto e altri completamente autonomi. La Marina del frattempo ha dimostrato come un F-35B possa trasmettere in tempo reale i dati per permettere ad un cacciatorpediniere classe Ticonderoga di lanciare un missile SM-6 ERAM (Extended Range Active Missile) attraverso il sistema Aegis, e abbattere un’unità aerea ‘nemica’. Tale connessione è già stata teorizzata a livello più alto nel programma che prevede l’utilizzo della piattaforma F-35 come ‘intercettore’ di missili balistici lanciati dalla Corea del Nord. Anche l’US Army e l’USMC stanno investendo molto del denaro dei loro budget per trovare il modo migliore per collegare ‘everything with everything’ sul campo di battaglia. Un programma dell’Esercito chiamato Internet of Battle of Things verrà condotto da ricercatori dell’università dell’Illinois, l’università del Massachusetts, e divisioni di ricerca e sviluppo proveniente dalla Silicon Valley. Anche i Marines stanno già conducendo esperimenti in questo senso; ne abbiamo già parlato nel approccio alle nuove strategie esibite nelle esercitazioni anfibie svolte a Camp Pendleton : dove robot interconnessi tra loro hanno dimostrato come potrebbero essere i D-Day di domani.



Le preoccupazioni sull’A.I. armata.
Nonostante il fascino che trasmettano queste prospettive futuristiche, condiviso da molti vertici dello Stato Maggiore, altre personalità di alto livello della Difesa continuano a diffidare dai progetti altamente tecnologici che prevedono ‘macchine’ onniscienti alla guida delle forze armate che finirebbero per dipenderne irreversibilmente. Si fa infatti continuamente riferimento, quando si parla in scala ridotta di Intelligenza Artificiale (A.I.) integrata nelle nuove categorie di armamenti quali droni e robot armati, a ‘cyborg killer‘ che fanno eco a Terminator: entità che potrebbero ritorcersi contro i loro ‘padroni’. Gli osservatori del Dipartimento della Difesa sono sempre pronti a rammentare agli ottimisti del progresso che la politica ufficiale è sempre quella di mantenere gli umani al vertice del circuito di comando e controllo, supervisionando e conservando il potere di veto rispetto alla decisione di prendere in ultima istanza. Nessuno vuole ritrovarsi alle prese con situazioni che riportino a cult-movie anni ’80 come War Games (sopratutto ora che la Guerra Fredda sembra riscaldarsi), ma l’intelligenza artificiale giocherà un ruolo di supporto sempre più importante nell’indicare a comandanti e operatori come concepire e analizzare ciò che sta accadendo sul campo di battaglia: che sia in aria, in mare, sulla terra o nello spazio. In un futuro che prevede l’impiego sempre maggiore di unità armate autonome o pilotate in remoto, munizioni intelligenti e ordini impartiti via tablet da pochissimi operatori in prima linea, è complesso ipotizzare il limite da non superare per non permettere alle ‘macchine’ di essere più influenti dell’uomo nel decidere come condurre una guerra;ma è comunque questa la direzione che le forze armate degli Stati Uniti stanno prendendo, e sembrano muoversi con determinazione e grande velocità.

 

Fonte: http://www.occhidellaguerra.it

 

 

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