Nel profondo delle foreste pluviali del Venezuela misteriosi altopiani si innalzano a più di 2.700 metri di altezza, ma visti dall'alto appaiono come isole che galleggiano su un mare di nubi. Sono i tepuis, che nella lingua dei nativi Pemón significa montagna, il più famoso dei quali è chiamato Monte Roraima.

 

 

Una volta impenetrabile a tutti, tranne che agli indigeni Pemón, il Monte Roraima era veramente un mondo perduto: gli altipiani esistevano già quando il Sud America era ancora unito con l’Africa, a formare il super-continente Gondwana. I tepuis si sono formati forse tra i 400 e i 250 milioni di anni fa, e l’aspetto odierno della regione è probabilmente simile a quello circa di 20 milioni di anni fa.

 

 

I tepuis sono così unici nella loro conformazione, che hanno affascinato esploratori e scrittori per secoli, in particolare Sir Arthur Conan Doyle: nel suo libro "Il mondo perduto", del 1912, raccontò la storia di un gruppo di esploratori che, arrivati sulla cima del Monte Roraima, si trovarono in un luogo rimasto fuori dal tempo, con dinosauri e altre creature credute estinte, ancora vive e vegete sui remoti altipiani. Ancora oggi alcune persone pensano che questa sia una possibilità reale.

 

 

Gli altopiani sono un luogo così lontano ed unico che probabilmente a Sir Arthur Conan Doyle non fu difficile immaginare un mondo abitato da piante preistoriche e dinosauri. Lo scrittore era rimasto affascinato dai racconti dell’esploratore/botanico britannico Everard Im Thurn che salì sulla cima del Monte Roraima nel dicembre 1884.

 

 

Questi altopiani solitari, grazie al loro isolamento, forniscono una rappresentazione vivente dei processi di evoluzione di flora e fauna, e “almeno la metà delle specie fra circa 10.000 piante, vivono solo sui tepuis e nelle pianure circostanti. Nuove specie sono ancora in fase di scoperta.” (Uwe George, 1989). Anche se tutti i tepuis sono stati scalati, solo pochi sono stati ampiamente esplorati. Questo potrebbe significare che qualche specie presumibilmente estinta, tra cui anche i dinosauri, possa ancora vivere sulle alte spianate rocciose degli altopiani venezuelani?

 

Un’illustrazione dal libro “Il mondo perduto” di Arthur Conan Doyle.

 

L’esploratore tedesco Uwe George, che salì sul Monte Roraima nel 1989 per la "National Geographic Society", scrisse: “Nessuno di noi che ha seguito le orme di Im Thurn sul Roraima ha trovato creature primordiali o loro resti fossili lì, ma il terreno è così difficile che solo una parte del tepui, di 44 miglia quadrate, è stata finora esplorato.” Da quel momento fino ad oggi, molti altri studi sono stati condotti sul Monte Roraima e, ovviamente, non sono state trovate tracce di dinosauri.

 

Incontro con iguanodonti, illustrazione da “Il mondo perduto”.

 

Prima dell’arrivo degli europei, i nativi del Venezuela attribuivamo ai tepuis un significato mitico. Secondo gli indiani Pemón, il Monte Roraima è “il ceppo di un albero portentoso, che un tempo produceva tutti i frutti e le verdure tuberose del mondo”, ma poi “fu abbattuto da uno dei loro antenati, e l’albero si schiantò al suolo, scatenando una terribile alluvione” (Naeem, 2011). Essi credevano che se una persona fosse salita sulla cima dei tepuis, non sarebbe tornata viva.

 

 

Salire in cima ai tepuis è estremamente difficile, anche a causa delle piogge frequenti, che rendono i sentieri rocciosi scivolosi e fangosi. Il primo esploratore europeo a descrivere gli altopiani fu Sir Walter Raleigh, nel 1595. Scrisse di una montagna di cristallo ricoperta di diamanti (probabilmente la Valle dei cristalli del monte Roraima, ricoperta da quarzi), e cascate, probabilmente il Salto Angel, che scende dal tepui Auyantepui.

 

 

I viaggiatori di oggi non corrono il rischio di imbattersi in dinosauri e altre creature preistoriche, ma possono vedere rane nere e tarantole che non vivono in nessun altro luogo del pianeta.

 

Fonte: http://www.vanillamagazine.it

 


 

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