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Questo è il sito ufficiale dell'Associazione Nazionale Studi Ufo - A.N.S.U.

Siamo veramente soli in questo immenso Cosmo? Possiamo essere tanto presuntuosi da credere che la vita intelligente possa essersi sviluppata solo sulla Terra, che è un puntino infinitesimale immerso nell’oceano di corpi celesti e spazi siderali? È possibile che esistano altre civiltà nell’Universo? E quali condizioni si devono verificare affinché possa svilupparsi vita intelligente su di un pianeta? Per noi ufologi è fin troppo ovvio rispondere alla prima domanda: noi non abbiamo la presunzione di essere soli nell’Infinito; per chi poi, come il sottoscritto, è stato testimone di un avvenimento ufologico sconcertante, la risposta diviene addirittura scontata. Quel sabato sera del 27 settembre 1986 io e mia moglie non vedemmo sul cielo di Vigarano Mainarda né un puntino luminoso né uno strano bagliore e nemmeno un globo di luce colorata ma un’autentica astronave, il cui disegno è stata poi inserito, dal 2015, sul logo ufficiale del nostro centro ufologico. Mia moglie era incinta di sei mesi del nostro primo figlio e quel sabato sera avevamo deciso di trascorrerlo con i nostri amici di Ferrara, con i quali si era pensato di andare a visitare il centro storico di Bologna. Ci eravamo così preparati per tempo e poco dopo le 21:00 eravamo già in strada, poiché avevamo l’appuntamento verso le 21:30. La sera era serena ed il cielo luccicava già di stelle, ma della Luna non ricordo nulla. Giunti all’altezza del piezometro di Vigarano Mainarda, situato ad una cinquantina di metri dal vecchio Mobilificio Mobili Dondi, rimanemmo senza fiato. Davanti a noi, al di sopra del mobilificio suddetto, ad una quota di alcune centinaia di metri, c’era un’autentica astronave aliena. Osservandola dall’interno dell’auto, sembrava che se ne stesse immobile e subito ci impressionarono le mastodontiche ali che, viste dal di fronte, sembravano due enormi antenne che si restringevano alla sommità, ma nello stesso tempo si allargavano verso l’esterno. L’edificio nel disegno rappresenta in maniera proporzionale la realtà di quella sera: esso è lungo un centinaio di metri ed è largo circa venti e quelle ali erano di gran lunga superiori alla lunghezza del mobilificio. Fui poi colpito dal gran chiarore che essa emetteva tutto attorno alla sua superficie: era come se essa risplendesse di luce propria. Negli anni che seguirono, io e mia moglie dibattemmo a lungo di quale avesse potuto essere l’effettiva quota e, alla fine raggiungemmo un compromesso, stimandone l’altezza fra i duecento ed i trecento metri. Ora, osservando attentamente il disegno, si dovrà fare un calcolo: le dimensioni reali andranno rapportate all’altezza stimata e questo perché, pur da lassù, essa dava l’idea di essere assai più lunga del mobilificio sottostante! A quel tempo avevo 34 anni e svolgevo la professione di maestro elementare di ruolo, mentre mia moglie aveva 25 anni e si era laureata da circa un anno. Ricordo ancora distintamente quei momenti, terribili e bellissimi ad un tempo. Gridai a mia moglie: «Guarda là. Vedi anche tu quello che sto vedendo io?» E mia moglie mi rispose: «Sì, lo vedo! Andiamo via subito, ti prego!». «Ma è un disco volante enorme! Esistono veramente!», dissi di rimando. E così lei iniziò a piangere a dirotto. Subito dopo accostai l’auto al ciglio della strada ed uscii. Attesi qualche secondo, come per prendere coraggio, poi mi guardai intorno sperando che passasse qualcuno, ma invano. Entrambi eravamo perfettamente coscienti che di fronte a noi c’era la certezza dell’esistenza dei nostri fratelli del Cosmo, degli UFO, degli OVNI, dei dischi volanti… Chiamateli un po’ come volete, ma il concetto rimane sempre quello: lassù, fra le stelle, esistono veramente altre civiltà assai più progredite della nostra.

 

 

L’avvicinamento all’UFO.

Pur piangendo, anche mia moglie accennò a scendere dall’auto; uscì, ma si fermò accanto alla porta e continuò a piangere intensamente, anche perché in grembo aveva il nostro primo figlio, ora ingegnere meccanico. Io, invece, non avevo certo intenzione di perdermi uno spettacolo del genere e continuai ad osservare. Quell’enorme UFO, come vorrei continuare a definirlo da ora in avanti, sembrava pressoché immobile ed iniziai ad avvicinarmi con molta cautela. Non sapevo che cosa pensare di preciso in quegli attimi, ma avevo il terrore che qualcuno, da lassù mi vedesse e che potesse capitarmi qualcosa di strano, proprio come avviene nei film. Il pensiero che però mi girava più di frequente nella mente era il seguente: “Stiamo vivendo un momento unico nella storia dell’uomo e proprio noi due abbiamo avuto il dono immenso di vedere un UFO vero“. Quando fui quasi sotto alla verticale dell’UFO ebbi una serie di sorprese: dapprima mi resi conto che non emetteva alcun rumore e poi vidi che quella massa enorme iniziò lentamente a girare su se stessa ad una velocità quasi impercettibile. Quando fu quasi a metà di quella “manovra di assestamento” osservai che quelle due protuberanze che all’inizio mi sembravano antenne enormi ora si rivelarono due immense ali, assolutamente lisce e di un’altezza decisamente superiore a quella della lunghezza complessiva del velivolo alieno. Infine, rimasi colpito dai tantissimi semioblò laterali: nel disegno ne ho rappresentati solo otto ma, forse, ma avrebbero benissimo potuto essere anche un po’ di più o un po’ di meno in quanto, in quei momenti unici non si bada ai particolari. Dall’interno di ogni semioblò proveniva una luce biancastra potentissima e c’erano tantissime figure antropomorfe, ovvero di forma umana. Ripensando alla numerosità posso solo ricordare che erano diverse decine: forse una trentina o una quarantina o anche di più. Dietro ad ogni semioblò se ne contavano dai quattro-cinque ai sette-otto e, ovviamente, noi le vedevamo tutte nere. Il loro corpo dava l’impressione di essere assai esile e filiforme, con testa piccola e rotondeggiante, braccia lunghe e sottili. Alcune figure se ne stavano ferme, come sedute, mentre altre correvano da tutte le parti ad una velocità incredibile; quello che si poteva capire era o che avevano fretta o che erano assai preoccupati per qualcosa che era accaduto al loro velivolo. Dopo un tempo trascorso per una durata indefinibile, tanto che ci sembrò letteralmente che esso si fosse fermato, l’enorme astronave terminò la rotazione di circa 90° e si ritrovò rivolta verso il centro Radar Militare di Poggio Renatico, distante circa quattro km in linea d’aria e chiaramente visibile dal quella zona di Vigarano Mainarda dove ci trovavamo in quel momento. Quella manovra di lenta rotazione appena compiuta ci consentì di osservare la parte retrostante dell’astronave: si vedevano molto bene dei fori giganteschi, simili ad ugelli, in numero di poco superiore o inferiore rispetto a quelli disegnati. Purtroppo non avemmo il tempo per osservarli con più attenzione poiché, dopo alcuni istanti, iniziò lo spettacolo finale. Ciò che fino ad allora era rimasto sospeso in aria e immobile o si era mosso in maniera lentissima, quasi impercettibile, ora stava per scomparire nel breve spazio di cinque secondi circa. Ciò che vedemmo fu esattamente questo: si accesero tantissime luci multicolore in ogni direzione, che avvolsero interamente UFO, così da renderlo un’immensa luce; poi il velivolo spaziale, sempre nel silenzio più assoluto, iniziò ad avanzare ad una velocità via via superiore ed esponenziale fino ad arrivare, nel giro di qualche secondo, ad una velocità praticamente indescrivibile, tanto che scomparve letteralmente alla nostra vista senza produrre il benché minimo fruscio o rumore. Riuscimmo ad avere l’esatta percezione sia dell’aumento costante ed impressionante della velocità grazie alla presenza di qualcosa di fortemente energetico che fuoriuscì dai giganteschi ugelli posti nella sua parte retrostante.

 

 

Tutto sembrava finito.

Con la scomparsa dell’UFO sembrava che la storia fosse finita lì, ma questo momento non era ancora giunto. Quanto tempo era trascorso dall’inizio dell’avvistamento? Io e mia moglie continuiamo ancora a chiedercelo, ma quello è un tempo che sembra non esistere nella realtà. Il mondo anglosassone lo ha definito con un termine molto preciso: Missing Time, ovvero un tempo unico e specifico, valido solo per l’esperienza ufologica, ma del tutto inesistente nel nostro mondo temporale: noi lo quantificammo in non meno di un quarto d’ora e non più di mezz’ora, ma nella realtà potrebbe essere stato un tempo anche di soli due o tre minuti. Pensate che, di norma, lungo la via Cento, alle porte esatte di Vigarano Mainarda, il traffico del sabato sera è assai intenso, del tipo un’auto ogni cinque-dieci secondi e noi non abbiamo visto transitare alcun veicolo per tutta la durata dell’avvistamento. Così, pur se del tutto sconvolti, ci recammo a Ferrara, dai nostri amici che ci stavano aspettando e, seppur in ritardo rispetto ai tempi prefissati, partimmo immediatamente verso Bologna. Giunti all’altezza di Altedo (BO), una località distante una trentina di chilometri da Vigarano Mainarda, guardammo casualmente verso sinistra e notammo ciò che un’ora prima era a Vigarano Mainarda: ancora una volta quell’enorme velivolo era fermo sopra la campagna e ad un’altezza simile alla precedente. Capimmo così che entrambi non avevamo sognato la stessa cosa e fummo certi, nella maniera più assoluta, che tanti altri fortunati come noi avevano potuto assistere alla “prova dell’esistenza degli extraterrestri“. Quella sera decidemmo di non raccontare nulla a nessuno, per paura di essere scambiati per dei visionari, e ci tenemmo il nostro segreto per alcuni anni. Nei giorni che seguirono l’avvistamento, passammo diverso tempo a perlustrare la zona interessata dal fenomeno, nella speranza di trovare qualcosa di anomalo, ma invano. Negli anni successivi ebbi l’occasione di ricoprire un importante incarico pubblico e politico ed iniziai, così, a raccontare l’accaduto a diverse persone, ma sembrava non interessare a nessuno o, comunque nessuno si mostrò in grado di fornirmi una qualche risposta. Poi, nel 2013, la novità sensazionale: scoprimmo altri due testimoni. Fu subito dopo una conferenza ufologica, tenuta proprio nel nostro Comune. Un assessore, che ho avuto l’onore di avere in classe per un anno, accompagnata dalla madre, volle darci la notizia: quella sera del 27 settembre 1986, suo padre, nel frattempo deceduto, ed un suo amico, noti professionisti locali, si trovavano dalla parte opposta il vecchio magazzino di mobili Dondi, vicinissimi alla loro abitazione, sulla via Fondo Reno, che conduce verso le località di Fondo Reno, di Coronella e di Porotto. Le due donne ci dissero che mentre i due uomini erano intenti a parlare, vennero catturati dall’incredibile visione: anche loro si trovarono quasi sotto quell’enorme UFO ed osservarono le stesse identiche cose viste da me e da mia moglie. Il padre dell’assessore ne rimase talmente scosso che la vicenda influenzò tutti i suoi anni a venire ed a casa propria ragionava spessissimo dell’accaduto.

 

 

Nuove e vecchie domande.

A distanza di quasi trent’anni siamo ancora qui a porci le stesse domande di allora. Quale tipo di propulsione avrà mai avuto per poter passare da 0 km/h a diversi mach in circa cinque secondi? Con quali materiali sarà mai stata costruita se ha potuto reggere senza conseguenze un passaggio di moto così violento e repentino? Quale struttura fisica avranno mai avuto i suoi occupanti se sono stati in grado di affrontare lo spaventoso momento dell’accelerazione e reggere ad un sistema di forze e pressioni che avrebbero schiacciato qualunque essere umano? Quale grado di tecnologia avrà mai posseduto quella civiltà? Quegli esseri già trent’anni fa erano in grado di far librare in aria, nel silenzio più assoluto, una cosa verosimilmente pesante centinaia di tonnellate, concettualmente simile ad un aviogetto terrestre (carlinga, ali, aperture vetrate, propulsione e luci), ma sproporzionata nei rapporti ed enormemente lontana dai princìpi che consentono il volo, così come lo intendiamo noi terrestri, il linea con le leggi che governano la nostra fisica e che dovrebbero, almeno per i nostri scienziati, governare tutto l’Universo conosciuto! È chiaro che qualcosa sta sfuggendo all’uomo perché quell’astronave s’è comportata in maniera assolutamente diversa da come si può comportare un aereo militare o un razzo o una navetta spaziale. Non esiste niente sulla Terra che possa, al tempo stesso, essere pesantissimo, starsene in quota ed immobile per tanto tempo senza emettere né rumori né sibili e poi partire nel silenzio più assoluto, raggiungendo una velocità che non ha una “parola terrestre” in grado di descriverla nella sua potenza. Da dove sarà mai arrivata? Le risposte possono essere solo tre: o è giunta da qualche remota parte della Terra o è arrivata da qualche pianeta del nostro Sistema Solare oppure è arrivata direttamente da qualche pianeta extrasolare. A questo punto della narrazione, il lettore si chiederà perché non abbiamo divulgato subito la notizia dell’accaduto. Per capire il nostro punto di vista di quegli anni, citerò l’esempio degli astronauti. Ancor oggi, dopo che molti di essi hanno dichiarato di aver osservato cose stranissime, che per giunta hanno anche filmato, è difficile decidere di recarsi alla redazione di un quotidiano e dire: «Ehi, sentite un po’ che cosa ci è successo! Una cosa incredibile! Abbiamo visto una vera astronave aliena, con all’interno tantissimi esseri neri e filiformi che correvano da tutte le parti. È stato bellissimo!». Che cosa ne pensereste voi di due testimoni del genere?

 

 

Qualcosa facemmo.

A quel tempo ero insegnante di ruolo da tre anni, mentre mia moglie stava concludendo gli studi presso l’Università di Ferrara. La nostra famiglia si stava ingrandendo poiché mia moglie portava in grembo il nostro primo figlio da circa sei mesi e noi né cercavamo pubblicità né volevamo essere scambiati per visionari. Tanto più che io ero, e lo sono tuttora, uno studioso di storia locale e stavo per dare alle stampe la mia opera più importante riguardante la storia degli Estensi e del castello di Belriguardo. Diverse cose, comunque, le facemmo. Nei giorni che seguirono l’avvistamento operammo in due direzioni: prima esaminammo tutto il terreno sottostante la parte di cielo occupata dall’astronave aliena, nella speranza di rinvenire un qualcosa di interessante, poi intervistammo diverse persone, chiedendo notizie su presunti avvistamenti, Quel lavoro fu assai lungo ed impegnativo, ma si rivelò del tutto infruttuoso. Eppure noi eravamo certi di aver visto quell’astronave e così, quando dopo soli due anni divenni assessore, iniziai a raccontare nell’ambiente dei politici la nostra strana avventura. Purtroppo la sola cosa che raccogliemmo furono i risolini sarcastici che ci indussero ben presto a collocare l’argomento nella nicchia dei ricordi. Ma ricollocare non vuol però dire dimenticare! L’esperienza che avevamo vissuto era stata troppo forte e ci aveva dato la certezza che non eravamo soli in questo Cosmo. Essa ci aveva trasmesso uno smisurato sentimento di speranza. Noi sapevamo che lassù, fra le stelle, c’era almeno un’altra civiltà simile alla nostra. Da qualche parte dell’Universo esiste certamente e se per noi umani le distanze cosmiche sono ancora limiti insuperabili, non possiamo di certo dire altrettanto per quei turisti cosmici che una sera di quasi trent’anni fa decisero di visitare il nostro Mondo.

 

Articolo del Centro Ufologico Ferrarere (C.U.F.): http://centroufologicoferrarese.altervista.org

 

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