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Quando si pensa ai pianeti extrasolari che possono ospitare la vita, nella quasi totalità dei casi il pensiero va ai pianeti rocciosi, magari con distese di acqua proprio come gli oceani che ci troviamo sulla Terra. Ma cosa succede quando ci si trova di fronte a pianeti definibili come “acquatici”? Possono ospitare la vita anche si trovano nella zona abitabile della propria stella?

Innanzitutto bisogna specificare cosa si intende con pianeti acquatici o con “mondi d’acqua”. Un esopianeta è definibile come “mondo d’acqua” quando il 10% della sua massa totale è fatta di acqua e quando manca un’atmosfera con idrogeno o elio. Secondo gli scienziati è molto improbabile che questi mondi possano far nascere e possano ospitare la vita, in quanto mancherebbe una quantità sufficiente di superficie terrestre dura o rocciosa che guidi il ciclo del silicato di carbonio.

Questo processo è essenziale per far sì che le temperature superficiali risultino ospitali per la vita come la conosciamo in quanto bilancia l’anidride carbonica tra l’atmosfera all’interno del pianeta. Una nuova ricerca ha analizzato proprio i meccanismi fisici e geologici in questi mondi acquatici. Secondo il nuovo studio, una volta che la pressione del biossido di carbonio atmosferico risulta sufficientemente elevata, il ghiaccio marino fa partire varie reazioni chimiche, arricchendosi di determinate sostanze, cosa che riequilibra la pressione del gas in una maniera abbastanza simile al ciclo del carbonato-silicato.

Tuttavia per far sì che quest’effetto sia reale, il pianeta deve ruotare più velocemente della Terra, di almeno tre volte. Solo in questo modo, infatti, può svilupparsi una calotta polare in modo che si possa arrivare ad una temperatura oceanica per sostenere il suddetto meccanismo. Gli scienziati hanno calcolato anche una nuova “zona abitabile” per mondi d’acqua atti ad ospitare la vita, e hanno concluso che essa potrebbe rientrare nella normale fascia abitabile che già conosciamo.

 

Fonte e link: https://notiziescientifiche.it

 

 

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