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Sulle tracce del gruppo di nove turisti sovietici che nel 1959 perirono durante un'escursione. L'interesse turistico sul luogo in cui si verificarono misteriosi eventi è senza precedenti.

 

Il gruppo Diatlov in una delle sue spedizioni (Foto d'archivio).



L’Unione Sovietica occupò sempre uno dei primi posti a livello mondiale per numero di turisti. Nel 1975 più di 100mila persone vantavano medaglie sportive e più di 600 avevano ottenuto il titolo di maestro di turismo sportivo.

Dopo il declino che il turismo sportivo sperimentò negli anni '90 del XX secolo, la moda dello zaino in spalla, delle tende e delle canzoni con chitarra attorno al falò sembra essere tornata.

Oggi una delle destinazioni più popolari nell’ambito del turismo sportivo in Russia è la regione del Nord degli Urali. La storia della morte degli studenti dell'Istituto Politecnico degli Urali, che nel 1959 scioccò l'Unione Sovietica, attrae oggi molti turisti e operatori turistici russi.

L'obiettivo dell’ultima spedizione del gruppo di Igor Djatlov era percorrere, su sci di fondo, un tratto difficile di 350 chilometri, attraverso le montagne degli Urali settentrionali e scalare il Monte Otorten (in lingua mansi “Otorten” significa “Non ci andate”). Il 12 febbraio, tuttavia, i nove escursionisti non raggiunsero mai la tappa finale del loro percorso, il piccolo villaggio di Vizhaj: nella notte tra il 1° e il 2 febbraio, il gruppo trovò la morte alle pendici del Monte Cholat Sjachl (che tradotto dalla lingua del popolo mansi significa “La montagna dei morti”).

Ci sono molte versioni circa le cause della loro morte. C’è chi pensa sia pervenuta naturalmente e chi la associa invece a fenomeni paranormali. Ad oggi, tuttavia, nessuna delle versioni è stata dimostrata e probabilmente mai lo sarà.

L’incidente del Passo Djatlov è considerato uno dei più grandi misteri del secolo scorso e diverse centinaia di turisti hanno visitato la zona della Montagna Dei Morti per cercare di risolverlo.

Il Monte Cholat Sjachl occupa il primo posto nella classifica delle zone anomale più pericolose della Russia. Nel corso dell’ultimo secolo, qui, sono morte 27 persone: oltre alla tragedia del 1959, nel 1960 in tre incidenti aerei morirono 9 piloti e geologi, e nel 1961 furono ritrovati i corpi di nove turisti di Leningrado (San Pietroburgo). Non molto tempo fa, nel 2003, nella regione del Cholat Sjachl, si schiantò un elicottero con a bordo 9 passeggeri che si salvarono per miracolo. Il numero 9 sembra essere sempre legato a circostanze fatali in questi luoghi.

Il Cholat Sjachl è uno degli angoli più inaccessibili della Russia; ciononostante, nulla sembra essere in grado di scoraggiare la curiosità dei turisti moderni.

Oggigiorno, esistono diversi modi per raggiungere il Passo di Djatlov. Prima di partire per le escursioni, i turisti devono però registrarsi presso il Ministero per le Situazioni di Emergenza.

 


A piedi o con sci di fondo (tutto l’anno).
Il percorso che porta alle formazioni rocciose del famoso altopiano di Manpupuner, Patrimonio Mondiale dell'Unesco, attraversa il Passo di Djatlov e dura 14 giorni: da Ekaterinburg, bisogna percorre 1.290 km su strade secondarie e poi proseguire per altri 156 km, a piedi (o con gli sci, se di inverno), a un ritmo di 20 km al giorno. Potrete passare la notte nel Passo di Djatlov solo dopo aver superato la tristemente nota Montagna dei morti.

Con motoslitte o fuoristrada.
Percorrere in inverno i 400 km degli Urali settentrionali in motoslitta richiede circa una settimana. In estate, o nelle mezze stagioni, i turisti incalliti sono soliti affittare un fuoristrada. Il percorso passa vicino alla città fantasma di Ushma, dove vivono solo tre famiglie di etnia mansi. Nel villaggio sono ancora visibili i resti di un Gulag fondato nel 1938. Il villaggio non è lontano da Vizhaj, dove nel 1959 si sarebbe dovuta concludere la spedizione di Djatlov.

Turismo e ufo.
Oltre alle escursioni nel Passo di Djatlov, molti operatori turistici locali consigliano di visitare il villaggio di Ivdel, che, a detta degli ufologi, sorge in una zona Ufo molto attiva. “Più volte al mese gli abitanti del villaggio vedono comparire delle luci nel cielo. Non hanno niente a che vedere con l’aurora boreale o aerei di passaggio. Tuttavia, nessuno è riuscito ancora a trovare una spiegazione logica a questi fenomeni”, afferma un rappresentante delle agenzie turistiche locali.

Fonte: http://russiaoggi.it

 


 

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