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La Serbia Occidentale è presa dal panico. La popolazione fa razzia di aglio sui banchi dei negozi. La psicosi è iniziata dopo il crollo improvviso di un mulino abbandonato sul fiume Rogačića presso il villaggio di Zarožje, situato vicino alla cittadina di Bijina-Bašta.

 

 

Un tempo il mulino apparteneva al vampiro Sava Savanovič, ben noto da queste parti, le cui vittime erano le persone che volevano far macinare il proprio grano. Si ritiene che Savanovič vi abiti tuttora, per cui, dopo la distruzione del suo rifugio, nella zona si sono sparse le voci che il vampiro abbia ricominciato la sua caccia.

L’anziano del villaggio, Miodrag Vujetič, dice: “La popolazione è impaurita: tutti conoscono la leggenda del vampiro. La gente è terrozizzata all’idea che adesso il vampiro sia rimasto senza tetto e stia cercando un nuovo rifugio e nuove vittime. Tutti noi abbiamo paura”. Miodrag aggiunge anche che è facile ridere per chi non abita da queste parti, ma tutti gli abitanti locali non dubitano dell’esistenza dei vampiri. L’anziano conferma anche che il consiglio locale ha raccomandato a tutti di appendere alla porta aglio, visto che i vampiri non sopportano il suo odore, e controllare che ci siano crocefissi in ogni stanza.

L’esistenza di vampiri in Serbia Occidentale può essere ritenuta un fatto comprovato: grazie alla meticolosità dei funzionari austro-ungarici i misfatti dei vampiri furono fissati in protocolli, racconta l’etnografo e storico Vesna Marjanovič:

Il vampiro di Zarožje (Serbia Occidentale) è Sava Savanovič. E nel villaggio di Kisilevo (nel nord-est del paese) all’inzio del XVIII secolo abitava un altro vampiro, Petar Glagojevič. Proprio allora nei proticolli delle autoritò austriache, che svolgevano alcune indagini dimostrative sui casi di morti misteriose, fu per la prima volta usata la parola ‘vampiro’. I protocolli furono pubblicati ed in questo modo, cioè attraverso fonti austriache, questa parola passò dalla lingua serba in Occidente.

È da notare che le primissime menzioni dei vampiri sono state trovate non in Transilvania, come si ritiene generalmente, ma nel territotio della Serbia e della Croazia contemporanee. Così, l’informazione sui vampiri è contenuta nell’editto dello zar serbo Stefano Dušan datato 1342 che proibiva ai preti di partecipare all’esumazione e all’incenerimento dei cadaveri delle persone sospettate di vampirismo. Risulta quindi che è più corretto ritenere proprio la Serbia patria dei vampiri. Per fortuna, nella tradizione nazionale serba esistono alcuni metodi di difesa contro i vampiri. Tatiana Stojanovič, che a suo tempo ha sostenuto la tesi di laurea su questo argomento, consiglia:

Contro i vampiri è molto efficace il biancospino o il prugnolo. Possono aiutare anche le formule magiche più diffuse, tra cui bestemmie e parolacce. Così, quando incontrate un vampiro (questo fatto è ben conosciuto dai mulinari, in quanto i vampiri in Serbia abitano di solito nei mulini), bisogna gridare ingiurie nei confronti del suo ginocchio sinistro o mandarlo al monte o nell’acqua augurandogli di incontrare sulla strada un biancospino. Possono aiutare contro i vampiri anche oggetti benedetti o acqua santa. Ma niente può liberavi dal vampiro finché non lo annientate. Come si fa? Nella lotta contro i vampiri sono d'aiuto i figli (in arrivo) di questi ultimi. Il popolo crede che il vampiro possa ritornare a casa per vivere con sua moglie, che potrebbe restare incinta. Sono in grado di eliminare il vampiro anche persone nate nel giorno di sabato, considerato in Serbia il giorno dei morti. È necessario trovare la tomba del vampiro e trafiggerlo con un palo di biancospino.

/S

Fonte: http://italian.ruvr.ru

 


 

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