La mitologia proto-araba è ricca di riferimenti a esseri celesti dagli incredibili poteri, all’apparizione di luci nel cielo, alla presenza di manufatti tecnologici dalle magiche proprietà. Il termine arabo jinn (dal verbo jānn, celare, in italiano spesso tradotto come "genio") indica, nella religione pre-islamica e in quella musulmana, una entità soprannaturale intermedia fra mondo angelico e umanità, che ha per lo più carattere maligno, anche se in certi casi può esprimersi in maniera benevola e protettiva.

 

 

L'etimologia della parola è stata a lungo discussa, qualcuno la vorrebbe collegare semplicisticamente al termine latino genius, la maggioranza degli studiosi concorda invece nel rifarsi alla radice linguistica aramaica che significa "nascondersi, occultarsi". E' da notare inoltre come il termine stesso si avvicini foneticamente a Gehenna, il luogo infuocato immaginato dallo Ebraismo dove le anime cattive sarebbero state purificate. In età preislamica (jāhiliyya) i jinn erano accreditati di notevole potenza, quasi sempre in grado di esprimere una devastante e spesso mortale cattiveria. Secondo la tradizione islamica gli spiriti abitano nei luoghi in rovina, abbandonati dall'uomo. I jinn sono spiriti invisibili, ma ugualmente vivono e muoiono, si sposano e si riproducono, hanno intelligenza e libero arbitrio, e possono dunque scegliere fra il vero e il falso, il giusto e l'ingiusto, il bene e il male. Ciò che li distingue chiaramente dall'umanità, sono i poteri e le abilità di cui sono dotati. Tutti i jinn hanno rapidità di movimento, riescono ad attraversare lunghe distanze in poco tempo, ma non possono prevedere il futuro. Hanno il potere di intraprendere qualsiasi forma fisica, quindi comparire come esseri umani, alberi, animali o assumere la direzione delle menti e dei corpi di altre creature.

 

 

Caratteristiche e Particolarità dei Jinn.
Ci sono tre tipologie di jinn: uno che vola nell'aria, uno che ha sembianze di serpente o cane, e uno che si sposta all'interno di un luogo limitato. Esistono diversi nomi per differenziare le loro caratteristiche:
- Quelli che non hanno nessuna particolarità vengono detti jinni;
- Quelli che abitano insieme agli uomini si chiamano 'imar (al singolare ‘amir);
- Quelli che vedono i bambini sono chiamati arwah (al singolare ruh);
- Quelli cattivi originati dalla luce o dal fuoco vengono considerati satanici e quindi detti shayatin (al singolare shaytan);
- Quelli chiamati marid vengono spesso descritti come i più arroganti e orgogliosi tipi di jinn. Hanno la capacità di esaudire i desideri dei mortali, nonostante siano legati a rituali per invocarli o imprigionarli.
- Quelli più potenti e diabolici sono nominati ‘ifarit (al singolare ‘ifrit), conosciuti come spiriti del fuoco. Essi appaiono come uomini di eccezionale forza e si considerano superiori alle altre creature perché convinti della loro primigenia creazione, quindi soffrono molto il fatto che alcuni umani abbiano trovato delle formule magiche capaci di garantire il controllo su di loro. Quando interpellati mostrano un atteggiamento ironico e malizioso e tentano ogni volta che possono di travisare gli ordini del proprio padrone. Secondo la tradizione islamica i jinn satanici sperano di incitare la gente ad adorare altri oltre ad Allah e si distinguono per alcuni comportamenti tipici: mangiano con la mano sinistra, si riuniscono al crepuscolo, prediligono luoghi di decadenza come i cimiteri e i bagni, entrano e vivono nelle case in cui le persone stesse vivono, amano la corruzione, l'odio, la disubbidienza e la malvagità.

 

 

La Leggenda dei Jinn secondo il Corano.
I jinn sono creature di Allah, il quale gli ha creati da una fiamma senza fumo. I primi esseri che abitarono la Terra furono i jinn, i quali sparsero corruzione uccidendosi l’un l’altro. Dio allora mandò contro di loro un esercito di jinn, angeli creati dal fuoco. Al loro comando c’era azazil (al–harith) o iblis (termine certamente adattato dal greco diàbolos per indicare satana o shaytān) un jinn molto bello che risiedeva in cielo durante la notte e sulla terra durante il giorno e che custodiva il tesoro del paradiso. Ma quando Dio chiese agli angeli di prostrarsi di fronte ad Adamo tutti ubbidirono tranne azazil che rifiutò ritenendo Adamo inferiore a lui in quanto fatto di terra.
«Eppur Noi vi abbiam stabiliti sulla terra e v'abbiam dato i mezzi per viverci: quanto poco siete riconoscenti!
Eppure vi abbiam creati, poi vi abbiam formati, poi abbiam detto agli angeli: "Prostratevi avanti ad Adamo!"
E si prostrarono tutti, eccetto Iblīs, che tra i prostrati non fu.
E disse Iddio: "Che cosa t'ha impedito di prostrarti, quando Io te l'ho ordinato?"
E quegli rispose: "Io sono migliore di lui. Me Tu creasti di fuoco e lui creasti di fango!"»

[Corano, VII:10-12]
Dio punì azazil facendolo diventare un ribelle lapidato (shaytān rajim) e da allora il suo nome divenne iblis che significa afflitto, disperato. I jinn nel folklore arabo e musulmano sono brutti e cattivi demoni che hanno poteri soprannaturali che possono trasmettere alle persone che hanno la conoscenza di richiamarli. Una leggenda narra che re Salomone possedeva un anello, che assumeva anche la forma di un diamante, con cui chiamava i jinn ad aiutare i suoi eserciti in battaglia. Attraverso la magia e l’aiuto di questo mistico oggetto riusciva a dominarli. Per la mitologia persiana alcuni di loro vivono in un luogo chiamato Jinnistan. Altri fonti rivelano che i jinn vivono con altri esseri soprannaturali, tra montagne di smeraldo che circondano la terra.

 

 

Bam – il Ritorno dei Jinn.
La leggenda racconta che i jinn arrivarono nella cittadella di Bam quasi tre secoli fa. La città in forma di fortezza (o la fortezza in forma di città) era qui, color ocra e rosso al sole del tramonto, ai margini del deserto, e c'era già da quasi mille anni. L’avevano fondata forse i Parti nel 250 a.C., ma questa è la data che indicano gli uomini colti: da sempre gli abitanti preferiscono invece parlare di un altro mitico fondatore, un re-dragone vissuto ancora più lontano nel tempo. Ad ogni modo, quando arrivarono i jinn, Arg-e-Bam, la "cittadella di Bam", era già un antico monumento di argilla cruda: le mura, le torri, le cupole, i portali, i palazzi erano fatti – come oggi - di khesht, i mattoni che, invece di essere cotti nei forni, vengono semplicemente seccati al sole. Poi c'erano anche paglia, fango, tronchi d'albero di palma, qualche piccola trave in legno grezzo: case, scuole, palestre, moschee, bagni, tutto era fatto così. Tutto si disfaceva di continuo, perché l'impasto che teneva insieme i mattoni era pressato in forme di legno d'una trentina di centimetri, e dopo un po' asciugava e diventava polvere. Ma tutto veniva ricostruito nello stesso modo, utilizzando sempre l'argilla dei deserto, come se Arg-e-Bam non fosse che un gigantesco, straordinario immenso castello di sabbia in attesa di un’onda che se lo portasse via, e che per fortuna non arrivava mai. Così, all'ombra del muro di cinta e delle torri - si dice che arrivassero a essere più di sessanta alte sette o otto metri, e da esse le vedette spiavano l'avvicinarsi degli scorridori del deserto - si sono avvicendate generazioni di uomini e dinastie diverse: prima i Sassanidi, poi gli Abassidi che nel IX secolo vi portarono l'Islam, quindi i Tamaridi discendenti di Tamerlano, poi ancora i Safavide nel XVI secolo. Al tempo del rinascimento persiano - nel nostro Cinquecento - la città era ancora la principale fortezza a difesa della Via della Seta, anche se la capitale era stata trasferita a Isfahan dove lo scià Abbas aveva creato una corte illuminata popolata da artisti, filosofi, scienziati e architetti. Sarebbe stato così fino al Settecento, quando appunto arrivarono i jinn. Perché mai? Perché nel 1722 la città fortezza venne abbandonata dai suoi tredicimila abitanti a causa di una orribile strage compiuta da tribù venute dall'Afghanistan, contro le quali nulla avevano potuto neppure le mura spesse due o tre metri. L’aveva raccontato anche Marco Polo, passato qui, tanto tempo prima: "Da queste parti i banditi sono numerosi e terribili, e hanno madri indiane e padri tartari". Nella città popolata ormai solo da qualche vecchio impastatore di mattoni, i jinn - dice ancora la leggenda - trovarono le loro tane negli androni abbandonati, si arrampicarono sui bastioni ed esercitarono la loro magia, facendo fiorire i datteri e riportando l'acqua nei pozzi. Per più di cent'anni è andata così finché a rimandare (parzialmente) nell'ombra gli spiriti, a metà Ottocento, sono stati i tentativi di riportare gli uomini vivi nell'antica fortezza, installandovi per esempio una caserma. La guarnigione militare è rimasta operativa fino agli anni Trenta del secolo scorso: ma i soldati non si occupavano più delle vie carovaniere, e la loro vigilanza era invece diretta ai pozzi dell'oro nero, il petrolio scoperto in tutto l'Iran meridionale. Intanto nella valle, andava crescendo Arg-e-jadid, la "nuova cittadella", dove si era trasferita la gente. L’ultimo abitante residente, una anziana donna, aveva lasciato la cittadella una quindicina di anni fa. Gli ultimi che impastavano i mattoni, si erano trasferiti da tempo. Nel 1993 il presidente Ali Akbar Hashemi Rafsanjani è venuto per la prima volta sulla rocca di Bam, e ne è stato talmente impressionato da invitare i connazionali a compiere, almeno una volta nella loro vita, una visita alla città abbandonata. Negli ultimi anni hanno ripreso in modo massiccio i lavori di restauro e di consolidamento grazie all'Organizzazione dei beni culturali iraniana. L’opera di conservazione è continuata fino al 2003, quando a causa di un forte terremoto - uno dei tanti che negli ultimi secoli ha scosso queste terre - ha alzato la grande onda che s'è portata via il castello di sabbia. Le torri, le mura, le case, le due moschee, il centro storico... non solo, anche tutto ciò che era stato ricostruito nella valle se n'è andato. Ora i jinn hanno molto più spazio a disposizione…

 

 

I Ghoul.
Nell’antico folklore arabo si descrivono altre figure diaboliche, denominati ghoul, ovvero sottospecie di jinn a metà tra demoni e non-morti. I ghoul, pur rientrando nella categoria dei demoni jinn, sono dotati di corpo materiale. Il loro aspetto fisico è quello di persone emaciate, quasi sempre glabre e dai lineamenti affilati. Visti da lontano possono essere scambiati per esseri umani, ma da vicino è impossibile non notare i denti appuntiti, gli occhi dotati di enormi pupille e la pelle spesso consumata dailla necrosi coagulativa. I ghoul sono però in grado di mutare la loro forma in quella di animali mangiatori di carogne, in particolare in iene.  Solitamente vivono in aree a bassa densità di popolazione, in quanto preferiscono dare la caccia a viaggiatori solitari, a volte inseguendoli anche per giorni prima di colpirli. I ghoul preferiscono prede giovani e facili da uccidere. Spesso e volentieri ripiegano anche sulla necrofagia. Sono infatti anche conosciuti come violatori di tombe e profanatori di cadaveri, che rientrano alla perfezione nel loro particolare regime alimentare. Più vivono in solitudine, nutrendosi di corpi morti, più subiscono degenerazioni fisiche che li rendono distinguibili dai normali esseri umani. In passato era possibile trovarli solo in prossimità di luoghi ameni e abbandonati, specialmente lungo le vecchie vie carovaniere del deserto. Con l'avvento dell'era industriale pare che alcuni ghoul siano rimasti ingolositi dalla prospettiva di bazzicare le grandi città, ricche sia di vivi che di cadaveri freschi. Circolano diverse leggende popolari che narrano di nutrite colonie di ghoul insediate nei livelli sotterranei di centri abitati di grandi dimensioni. Pare che utilizzino le gallerie fognarie o della metropolitana per catturare occasionali senzatetto e disperati, reietti del mondo di superficie, la cui scomparsa non insospettisce nessuno. Altri si limitano a “frequentare” nottetempo cimiteri e obitori, veri e propri depositi di cibo a buon mercato. È forse possibile che i frequenti casi di profanazione di tombe e camere mortuarie siano imputabili a questi odiosi parassiti. Proprio i ghoul “cittadini” hanno imparato a convivere in gruppi più numerosi rispetto ai piccoli branchi che infestano invece luoghi più desolati e periferici.

 

 

I Jinn nella cultura popolare.
La figura del jinn, più spesso sotto il nome di genio, è stata ripresa diverse volte nell'ambito del cinema e della televisione, così come nelle opere letterarie. Un esempio lampante sono il genio del film d’animazione della Walt Disney “Aladdin e lo stregone Jafar“, il quale si avvicina molto alla natura primitiva del jinn stesso, malvagia e in diretto legame col fuoco. La figura del genio è presente anche in Zio Paperone alla ricerca della lampada perduta. In alcuni casi la figura del genio ha assunto anche parte dei suoi originali risvolti negativi, come nel caso del film horror “Wishmaster - Il signore dei desideri” oppure di “Red Sands - La forza occulta”. Anche nella serie Supernatural appare un jinn con intenti ostili. Più di recente sono apparsi nel film “Scontro tra titani”, uscito nell'aprile 2010, dove sono chiamati djinn ("dj" è uno dei modi dell'inglese di rendere il suono della "g"), anche se l'aspetto e le caratteristiche sono piuttosto differenti dal mito classico. Nella Trilogia di “Bartimeus” di Jonathan Stroud, un jinn è uno dei cinque spiriti più forti; gli altri sono gli afrit (una forma di ‘ifrīt), marid, foliot e folletti. Nel videogioco “Prince of Persia: Le sabbie dimenticate” - i jinn sono creature di forma umana alleatesi con re Salomone per sconfiggere Ratash, un Ifrit malefico, rinchiudendo la sua armata in una roccaforte persiana. Durante il gioco Razia, l'ultima regina jinn, aiuta il Principe a combattere l'esercito di Ratash liberato da suo fratello. Nella serie di videogiochi Golden Sun, sviluppata da Nintendo e Camelot, i djinn sono creature elementari benevole che aiutano i protagonisti nei combattimenti, e possono inoltre essere trovati e collezionati lungo il viaggio. Gli stessi ghoul compaiono in libri, film e videogiochi, anche se spesso si attribuisce loro descrizioni, abitudini e poteri differenti. Molte volte vengono infatti confusi con gli zombie, che hanno invece una natura assai differente. Nelle opere di H.P. Lovecraft (v. post correlati) sono creature notturne e sotterranee, ogni tanto si tratta di esseri umani tramutatisi in mostri dopo essersi abbandonati a rituali di necrofagia. Nel gioco di ruolo “Dungeons and Dragons”  i ghoul sono non morti mostruosi che puzzano di cadavere. In aggiunta alla carne morta catturano e si cibano di vittime viventi. Possono paralizzare con un solo tocco; solo gli elfi ne sono immuni. Nei videogiochi di ruolo “Fallout” i ghoul sono degli esseri umani mutati dalle radiazioni. Sono quasi completamente privi di pelle e il loro corpo è in costante putrefazione (da qui il loro nome), anche se riescono a vivere per moltissimi anni, ben oltre le capacità umane. Hanno scoperto che per vivere devono rimanere vicini ad una fonte di radiazioni, come un reattore nucleare. Nel gioco di ruolo “Vampiri: la Masquerade” un ghoul è un essere umano a cui è stato dato da bere il sangue di un vampiro, e che ha ottenuto di conseguenza una maggiore longevità e poteri sovrannaturali. I vampiri prendono spesso i ghoul come servi, dato che il processo di bere il sangue di un vampiro crea un legame di fedeltà ed affetto tra il ghoul e il vampiro. I ghoul sono protagonisti assoluti dell'omonimo film “The Ghoul”, girato nel 1933 e interpretato da Boris Karloff. C'è anche un romanzo intitolato “The ghoul”, scritto dallo scrittore horror americano Brian Keene, che ripropone il mito di queste creature nelle vesti di mangiatori di cadaveri. In alcuni episodi della serie "The Truth is Out There" (La verità è là fuori) del telefilm "X-Files" entrano in gioco queste creature, spesso di chiare origini orientali, dall'Egitto al Tibet, dal Medio Oriente alla Cina, che si intersecano tra il mito alieno, esoterico e paranormale.

 

 

Jinn, Giganti e Grigi.
La cultura islamica teoricamente non pone problemi all’esistenza di una realtà parafisica, come dimostrano i versi del Corano sul mondo parallelo all’uomo dei jinn, esseri a metà fra Dio e l’umanità. Ma fin dai tempi pre-islamici abbondano le citazioni di antiche tecnologie presso gli arabi. Nel deserto del Rub Al-Khali si nasconde, secondo i maghi arabi (Muqarribun), la città di Iram delle Colonne, edificata da jinn e giganti. Può sembrare fantasia, ma la maggior parte del territorio della Penisola arabica è inesplorato a tutt’oggi. Il culto megalitico è evidente nelle divinità preislamiche. Testimonianze di esploratori dell’800 parlano di Cromlech colossali all’inizio del deserto siro-arabico, mentre le scoperte dei Tholos quasi nuragici dell’Hadramauth di Tosi e De Maigret ci riportano un’altra volta alla civiltà mondiale megalitica, con la presenza di antichi giganti. La teoria parafisica dei jinn di Maometto sembra trovare conferma nelle rivelazioni del generale americano in Arabia Saudita citato da Il Giornale dei Misteri, con i documenti segreti sui Grigi infra-dimensionali che si spostano tramite magnetismo, entità vampire e nemiche dell’umanità. Sotto Fes (Marocco) si dice ci sia un intero complesso di gallerie legate all’antica alchimia, simili agli altri esempi di America precolombiana e Tibet. Va ricordata la notizia di gallerie sotterranee sotto le Piramidi d’Egitto abitate da alieni di tipo nordico che starebbero collaborando segretamente con il governo egiziano. Biblioteche come Alessandria e Cartagine non sono state distrutte interamente dagli arabi nel Medioevo, nell’alchimia araba vi sono le tracce allegoriche di una fisica della materia sconosciuta e legata a misteriose civiltà pre-umane. I frammenti di iscrizioni egizie sparse per la città araba del Cairo lasciano presagire uno schema esoterico di costruzione della stessa, sul modello della Bagdad circolare medievale con i relativi orientamenti astronomici modello Bauval - Gilbert. La stessa cupola delle moschee può essere considerata un accumulatore di energia basato sulle geometrie e topologie quantistiche al pari delle Piramidi. Tutta la sh’ia gnostica e tutte le sette segrete - dai Drusi, agli Alawiti, agli Ahl-i-Haqq - nascondono documenti segreti nelle loro biblioteche per iniziati, con allegorie e miti distorti di altre realtà sorprendenti, come riferito da Kamal Jumblatt, leader druso, ad A. Tomas, riguardo le stanze segrete sotto la Sfinge. Le tombe dei Marabutti nel Maghreb emanano misteriose energie curative connesse a manifestazioni ufologiche.  Oggi ci sono ufo nei cieli del mondo, che interferiscono nelle guerre, anche tramite la geo-ingegneria clandestina, le sorprendenti alleanze sotto banco con regimi governativi mondiali da parte di Draconiani e Grigi, per sperimentare nuove tecnologie militari aliene. Non sono soltanto gli americani a firmare patti scellerati con queste figure di fiamma, spiriti di fuoco, demoni selvaggi, il tempo è quasi maturo per il domino dei jinn… Nel Medio Oriente sono conosciuti i jinn, uomini serpente o dragoni di cui si parla fin dai tempi più antichi. In un libro apocrifo falsamente identificato come il perduto Libro di Jasher, viene descritta una razza di uomini serpente. Nella Genesi, Dio punisce il serpente per aver convinto con l’inganno Eva a mangiare il frutto della conoscenza. «Allora il Signore Dio disse al serpente: poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame, e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita». Questo passo della Bibbia suggerirebbe che si riteneva che i serpenti avessero originariamente le gambe. Nell’iconografia dell’arte occidentale vi sono rappresentazioni di una donna con una coda di serpente, qualche volta con piedi da rettile, come nel quadro il Giudizio Universale di Hieronymus Bosch (v. post correlati). Nel Medioevo il Diavolo veniva spesso raffigurato con caratteristiche rettiliformi, così come i jinn nella maggior parte dell’iconografia.

 

 

Articolo pubblicato sul sito Freeonda Revolution
Fonte: http://freeondarevolution.blogspot.it

 

 

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