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Un passo importante nel mondo della scienza, viene presentata così la scoperta illustrata nei giorni scorsi sulla rivista Pnas. Di fatto, a distanza di più di un decennio dal primo esperimento del genere, alcuni scienziati dell’università di Zurigo a ricavare un Dna di un batterio interamente generato da un algoritmo. Potrebbe essere la prima tappa verso la “creazione” di vita artificiale.
 
Il batterio protagonista dell’esperimento.
Tutto parte dai geni di un semplice batterio che vive nell’acqua fresca. Si tratta, in particolare, del Caulobacter crescentus. Gli scienziati dal Dna di questo innocuo batterio, riescono nel giro di dodici mesi e con una spesa di 120mila Dollari a ricavare un Dna sintetico. E questo grazie ad un calcolo algoritmico che “toglie” i geni ritenuti non indispensabili per le funzioni vitali del batterio e li riscrive potenziandone le qualità. Sui quattromila geni di cui è composto il Dna del Caulobacter crescentus, soltanto 680 vengono ritenuti essenziali. Successivamente per l’appunto, i computer riscrivono tali geni eliminando le parti ritenute “inutili”. Il risultato è quindi il primo Dna artificiale, frutto non dell’evoluzione della natura ma del calcolo algoritmico. L’obiettivo adesso è utilizzarlo in una cellula per dare forma al primo batterio sintetico, già nominato Caulobacter ethensis-2.0. La riscrittura artificiale di un Dna è un obiettivo che la comunità scientifica insegue da anni. Nel 2008 si ha un parziale successo con il genoma artificiale prodotto da una equipe capitanata dal biologo statunitense Craig Venter. Ma in quel caso serve un investimento da venti milioni di Dollari e di 10 anni di lavoro per arrivare ad un risultato che, tra le altre cose, non soddisfa tutte le aspettative. Anche in questo caso qualcosa non funziona a dovere, come ammettono gli scienziati protagonisti a Zurigo, ma il tutto è figlio di un investimento di tempo e denaro decisamente minore. E per di più, sottolineano gli esperti, questo potrebbe risultare il primo vero passo per la creazione di batteri sintetici.

I possibili utilizzi di un batterio sintetico.
Quando di mezzo c’è la vita artificiale, ovviamente il tema non è soltanto di carattere scientifico ma ha anche risvolti etici. A sostenerlo sono gli stessi scienziati protagonisti dell’esperimento in questione: “Dovremo usare il tempo che abbiamo per avviare un intenso dibattito tra scienziati e anche nella società – dichiarano su Pnas i ricercatori – Siamo pronti a dare il nostro contributo con tutto il know-how che possediamo”. La possibilità di riscrivere artificialmente il Dna di un batterio e, in generale, di un essere vivente, apre scenari e mondi sconosciuti e per ciò da visionare con attenzione mano a mano che ci si avvicina verso queste nuove prospettive. Di certo i primi ad essere interessati ad un batterio sintetico potrebbero essere i produttori di farmaci e vaccini. Potrebbero infatti vedere la luce nuove medicine, persino nuovi strumenti per ripulire l’ambiente. Così almeno secondo molti esperti, i quali scommettono su un uso volto ad “aiutare” la natura piuttosto che a copiarla semplicemente. Ma, come detto prima, quando di mezzo c’è la vita artificiale ogni scenario, anche quello più negativo e nefasto, va valutato con molta attenzione.

Fonte: http://www.occhidellaguerra.it

 


 

 

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