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In un articolo pubblicato ieri su Astrobiology viene rispolverata la teoria riguardo alla possibile esistenza di vita, presumibilmente di forma microbica, nell’atmosfera di Venere. Una nuova squadra di ricercatori, guidata dallo scienziato planetario Sanjay Limaye dell’Università della Wisconsin, espone, infatti, in questo studio una nuova possibilità secondo cui nell’atmosfera di Venere possano esserci effettive possibilità di vita microbica, una possibilità di cui non si è più parlato negli ultimi decenni perché esclusa da molti scienziati e anche perché poco dimostrabile.

 



Secondo Limaye, e secondo i modelli che ha analizzato, su Venere, così come sulla Terra, c’è stato tutto il tempo necessario affinché la vita unicellulare e poi quella microbica possa essersi sviluppata. Secondo uno dei modelli, infatti, per ben 2 miliardi di anni su Venere potrebbe esserci stato un clima abitabile per la vita come la conosciamo, con la presenza di acqua liquida sulla superficie, un periodo di tempo molto più lungo di quello teorizzato per quanto riguarda Marte, ossia il pianeta che, almeno ad oggi, è quello più sudato per la eventuale presenza di vita nel nostro sistema solare oltre a quella sulla Terra.

 



Sappiamo già che sulla terra microbi possono vivere per tutta la propria esistenza nell’aria, a varie altezze atmosferiche (alcuni batteri sono stati trovati vivi ad altezze di ben 41 km). In generale sappiamo che la vita microbica sulla Terra può sopravvivere in ambienti davvero molto difficili, ad esempio in alcuni molto acidi. Secondo gli scienziati, l’atmosfera torbida e molto riflettente nonché acida di Venere potrebbe risultare un luogo se non ideale comunque abitabile proprio per queste forme di vita batterica.

 



Già diverse sonde lanciate nell’atmosfera di Venere tra gli anni 60 e gli anni 70 del secolo scorso hanno dimostrato che la sua atmosfera, a determinate altezze (per la precisione tra 40 e 60 km di altitudine), potrebbe essere sfruttata per la vita microbica, a differenza della superficie del pianeta, attualmente troppo calda per qualsiasi forma di vita. A rafforzare questa visione sarebbero anche alcune particolari macchie scure nell’atmosfera venusiana che sarebbero composte da acido solforico concentrato ed altre particelle che assorbono la luce.

 



Queste macchie, proprio come riferisce Limaye, persistono per giorni cambiando forma e potrebbero essere formate da batteri. L’unico modo per sapere la verità è analizzare di nuovo l’atmosfera di Venere con nuove sonde e a tal proposito lo stesso Limaye cita un progetto teorico, denominato Venus Atmospheric Maneuverable Platform (VAMP) e sviluppato dalla Northrop Grumman Corp., relativo alla costruzione di un aereo-dirigibile che sarebbe in grado di rimanere più o meno nello stesso punto nell’atmosfera di Venere raccogliendo dati e campioni.

Fonte ed altri link: http://notiziescientifiche.it

 

 

 

 

 

 

 

 

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