Si può considerare come la prima dimostrazione, nella storia umana, della fattibilità di una tecnologia di rimozione dei detriti spaziali orbitanti intorno alla Terra. Il satellite RemoveDEBRIS, ideato e costruito da un consorzio di varie società guidate dal Surrey Space Center presso l’Università del Surrey e cofinanziato dall’Unione Europea, è una sorta di navicella con una rete ed un arpione. È stato trasportato nello spazio da un razzo Falcon 9 della SpaceX in aprile. E gli stessi creatori annunciano oggi che ha catturato il suo primo oggetto. La rete, larga circa cinque metri, è progettata per catturare spazzatura spaziale, oggetti di piccole dimensioni ma che comunque viaggiano a grandissima velocità in orbita intorno al nostro pianeta: si parla di più di 20.000 km/h. Si capirà, dunque, che afferrare un oggetto con questa velocità non è proprio un gioco da bambini. Una volta catturato l’oggetto, la rete si staccherà dal satellite e, con il “rifiuto” al proprio interno e attratta dalla Terra, cadrà su di essa bruciando l’oggetto all’impatto con l’atmosfera. Proprio per questo il satellite è stato pensato per catturare oggetti grandi quanto un tostapane, non di più. Si tratta, in ogni caso, di un problema non di poco conto quello dei rifiuti spaziali, anche di queste dimensioni, considerando che sono decine e decine di migliaia. La problematica più comune legata a questa tipologia di rifiuti spaziali è relativa al fatto che possono andare ad impattare contro altri satelliti o, peggio ancora, contro la Stazione Spaziale Internazionale, creando problemi non di poco conto. Secondo un calcolo, sarebbero più di 170 milioni i pezzi di spazzatura spaziale che viaggiano vorticosamente in orbita intorno alla Terra e solo poche migliaia di essi sono realmente tracciati.

 

Fonte e link: https://notiziescientifiche.it

 

 

 

 

 

 

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